Se c’è una cosa che veramente non digerisco, è il fatto che
la gente si prenda troppo sul serio, soprattutto quando, secondo me, non ne ha né numeri né motivo.
Se poi questo atteggiamento si manifesta nell’ambito di una
attività come la nostra, che non a caso viene definita come “amatoriale”,
ancora peggio.
I “professionisti” , bazzicano normalmente da altre parti;
lì si sarebbe veramente il caso di prendersi sul serio. Il vero problema è che a
volte invece succede esattamente il contrario; noi ci caliamo nelle loro vesti
e lì, al contrario, la gente scherza. Si vocifera che alcuni giochino a biglie
con le pillole piuttosto che farne un uso adeguato.
Non vado molto d’accordo con chi si prende troppo sul serio,
perché normalmente non ama lo scherzo, soprattutto se perpetrato nei propri
confronti, mentre invece io sono convinto che lo scherzo, quello buono,
goliardico, sia il sale del vivere comune e magari anche cemento dell’amicizia.
Non credo di sbagliarmi; secondo me essere oggetto di uno
scherzo o soltanto semplicemente d’una risata collettiva può essere un segno di
vera e positiva considerazione. Le persone che non sono considerate non
suscitano nessun tipo di sentimento, né d’affetto né d’altro.
E’ segno di intelligenza anche il fatto di essere critici
nei confronti di se stessi e saper ridere dei propri atteggiamenti, dei propri
tic e dei propri difetti. Chi ride solo degli altri, dopo un po’ che lo si
conosce, suscita diffidenza.
Ed ora al dunque.
Chi ha già avuto modo di leggermi, probabilmente ricorderà
il racconto che ho fatto relativo ad uno scherzo,
indirizzato ad un nostro amico col vezzo di sfottere uno dei
nostri, per le sue vere o presunte qualità di scalatore.
Quello è stato veramente uno scherzo ben riuscito, Questa
invece è la storia di uno scherzo che, probabilmente, non è andato a segno come
avrebbe dovuto.
L’indirizzario del medesimo, proprio per le caratteristiche
di cui ho parlato sopra, non ci dirà probabilmente mai se ne è consapevole
oppure meno.
Non ha importanza, io ve lo racconto lo stesso; potrà servirvi da spunto.
Ve lo racconto inoltre anche perché spero, che il
personaggio di cui sopra legga il racconto, si renda finalmente conto che
stiamo solo giocando e trovasse la forza ed il carattere di riderci sopra così
come ci abbiamo riso gli altri appartenenti al mio gruppo ed io.
L’occasione dello scherzo parte dalla Granfondo del
Terminillo 2005; sempre quella dell’altra volta, evidentemente quella montagna
ci ispira.
Il nostro amico si piazza al secondo posto di categoria; lo
chiameremo perciò convenzionalmente Secondo.
Dello stesso gruppo di Secondo, c’è un altro partecipante,
che chiameremo Quinto, il quale, appunto, si piazza al quinto posto della
medesima categoria a circa quattro minuti da costui. Questo però solo a dar
retta alle classifiche ufficiali, perché Secondo, a partire dal giorno stesso
della manifestazione ed ancora oggi, insiste sul fatto che i minuti di ritardo
di Quinto dovevano necessariamente essere molti di più, come se la cosa dovesse
assumere una particolare rilevanza. Mah!
Probabilmente deve averlo contrariato il fatto che Quinto si
rivelasse contento per il risultato conseguito, come se la contentezza di
quest’ultimo dipendesse dalla minore o maggiore vicinanza, in termini di tempo,
rispetto a lui.
Complice di tutto ciò anche un errore commesso sicuramente
dai giudici sportivi che hanno accreditato Secondo di un tempo diverso di tre
minuti rispetto ad un ciclista arrivato di sicuro contemporaneamente a lui al
traguardo.
Da quell’occasione e per giorni e giorni a seguire è stata
sempre la solita tiritèra: “…m’hanno rubato tre minuti…m’hanno rubato tre
minuti…m’hanno rubato tre minuti…”. Ma che te ne frega, sempre secondo rimani,
ed allora? Non c’è niente d’importante in ballo. Ma non capisci che se c’è
stato un errore non necessariamente ha penalizzato te? Può darsi benissimo che
il tempo giusto sia proprio il tuo e non quello del ciclista arrivato insieme a
te. Possono aver sbagliato proprio il suo di tempo.”
Macché! E di nuovo: “…m’hanno rubato tre minuti…m’hanno
rubato tre minuti…”.
Secondo non si da pace; viene coinvolta anche
l’organizzazione della granfondo che si trova ad essere tempestata di
telefonate di protesta. Scoppia quasi un caso internazionale. Per poco non
viene convocata una riunione straordinaria dell’O.N.U., per varare una risoluzione che rimetta le
cose a posto. Ma niente da fare, Secondo mantiene il suo tempo, terribilmente sbagliato.
Poi lentamente la situazione sembra comporsi, ma i tre
minuti rimangono comunque appesi in aria a testimoniare un’enorme ingiustizia perpetrata nei confronti di Secondo.
Vi dirò ora che il destino ha voluto che quest’anno Secondo,
memore del grossissimo torto subito, abbia voluto fare un dispettuccio agli
organizzatori ed abbia rinunciato a partecipare all’ultima edizione.
Immaginatevi il dispiacere di costoro. Quinto, che invece
c’è stato, ci ha raccontato di averli
trovati estremamente delusi per questo fatto e di averli convinti a stento a
desistere dal mandare tutto a monte!
Quinto però c’era, e lo stesso destino ha voluto che proprio
lui arrivasse quest’anno terzo di categoria.
A questo punto vi chiedo: “Voi che avreste fatto?”.
L’occasione era troppo succulenta e, in quattro e quattr’otto, Quinto ha
imbastito lo scherzo.
Su carta intestata dell’organizzatore della manifestazione,
ricreata ad arte, stila una lettera di scuse con la quale si afferma che sembra
esserci un accanimento nei confronti della squadra di Secondo e di Quinto e
che, per un banale errore di lettura o di trascrizione, è stato preso un 1 per
un 4. A Quinto è stato assegnato un tempo di 3:45 invece che 3:15.
Quinto insomma non è terzo, ma è addirittura primo ed è
atteso a Rieti per la consegna del trofeo che gli spetta; potrà naturalmente
conservare anche i premi già ricevuti in qualità di terzo classificato.
Un rapido e sapiente “maquillage” alle classifiche scaricate
da internet, consente a Quinto di risultare effettivamente primo con 3:15
piuttosto che terzo con 3:45. Di suo pugno, sulle foglio delle classifiche,
Quinto aggiunge: “M’avevano rubato 30
minuti…ma la giustizia divina veglia sui giusti!”; firmato: Lo Scozzese
(acc…mi sono tradito). Ormai la frittata è fatta.
Ma andiamo pure avanti. Lettera e classifiche “truccate”,
prendono subito la strada della bacheca nel ritrovo del gruppo.
Secondo e Quinto naturalmente non tardano ad incontrarsi nel
corso di un’uscita comune. Secondo allora apostrofa Quinto e gli fa: “Tu hai
fatto terzo al Terminillo, vero?”. “No, no, ho fatto primo.”. “Come sarebbe a
dire? Ho visto le classifiche su internet!”, fa Secondo. E Quinto: “Si ma
quelle sono sbagliate.” Al che Secondo: “Ah si? E allora quando lo dicevo io?
Nessuno mi credeva, e adesso tu mi vieni a dire…”. “Si, però a me hanno mandato
una lettera raccomandata con le scuse, è appesa giù in bacheca.”, fa allora
Quinto.
Apriti cielo! Secondo
accusa il colpo e ritrova i suoi “tre minuti” che erano rimasti appesi in aria
dall’anno prima e il cui ricordo, evidentemente, ancora non lo fa dormire e,
spostandosi con la bicicletta da un malcapitato all’altro, lo costringe ad
ascoltare per l’ennesima volta, la cronistoria della sua passata disavventura.
Il “brillantissimo” risultato conseguito da Quinto, risulta
cancellato da un torrente di parole che riportano in primo piano la storia dei
“tre minuti rubati” di Secondo, e rinnovano e rinvigoriscono le lamentele dello
stesso nei confronti dell’organizzazione tutta e di chi non gli da credito.
All’incrocio dell’Acciarella il gruppo si dirige verso Borgo
Santa Maria, ma Secondo, scuro in viso, prende la strada per Borgo Grappa e si
perde. Da allora non è stato più nostro ospite nelle uscite collettive.
Speriamo, dopo questa chiarificazione, di poterlo ritrovare
sano e salvo.
Visto cosa succede a prendersi troppo sul serio? Si rischia
di perdersi anche lungo le strade più conosciute. Ma vi sembra il caso?
Agosto 2006 Lo
Scozzese