Un primato da Guinness

 

Siamo orgogliosamente ciclisti, abbigliati più o meno come i ciclisti professionisti, dotati di mezzi che raggiungono spesso la qualità e le prestazioni di quelli di questi ultimi, ma spesso non conosciamo che minimamente o solo per sentito dire, le gesta di quei professionisti del pedale che hanno fatto la storia del ciclismo. Eppure ci sarebbero tantissime cose, alcune anche assai curiose da raccontare.

Prendiamo, ad esempio, uno fra tutti, il caso di Alfredo Binda. Chi non ricorda almeno il suo nome?

Varesino di Cittiglio, dove nacque nel 1902, cominciò a gareggiare in Francia sulla Costa Azzurra, nella provincia di Nizza.

Era detto “il trombettiere” perché sapeva suonare la tromba, ed anche molto bene bisogna dire.

Spodestò dal trono di “re del pedale” un altro mito mondiale: Costante Girardengo.

Tre volte campione del mondo e, così come Fausto Coppi ed Eddy Merckx, vincitore di cinque edizioni del Giro d’Italia, vanta un record che difficilmente altri riusciranno mai ad emulare, un vero “primato da Guinness”: è infatti stato l’unico campione ad essere stato pagato per non disputare una competizione.

Ciò fu dovuto al fatto che l’avrebbe sicuramente dominata, togliendo interesse e fascino alla lotta.

Stiamo parlando del giro d’Italia del 1930 che Binda non disputò, dopo aver conquistato le edizioni del 1925, ’27, ’28 e ’29 e prima della successiva vittoria datata 1933.

In quella occasione gli organizzatori della Gazzetta delle Sport, si accordarono con i dirigenti della Legnano, la gloriosa industria di biciclette che sponsorizzava Binda , affinché il varesino non partecipasse al Giro.

Emilio Bozzi, responsabile della Legnano, accettò l’invito della Gazzetta e convinse Binda a non disputarlo, ma ad un patto: a lui sarebbero state versate comunque le 22.500 lire che avrebbe intascato in caso di vittoria! Non lo trovate incredibile?

Inutile sottolineare che grande fu la pubblicità suscitata dal “caso Binda” ottenuta dalla fabbrica milanese di Porta Genova, aumentata ancor di più dal successo di Luigi Marchisio, altro bel nome, evocativo di famosi componenti per biciclette, sino ad allora gregario del varesino.

Ancora un altro po’ di dettagli sulla storia del nostro campione?

Binda conquistò il suo primo Giro nel 1925 battendo e distanziando di quasi cinque minuti in classifica Costante Girardengo.

Ebbe piuttosto sfortuna nel 1926: cadde e gli ci volle quasi mezzora prima di poter ripartire, ma si rifece l’anno successivo, il 1927, anno in cui vinse ben dodici delle quindici tappe previste complessivamente. Un altro bel primato!

Galoppate trionfali anche nel 1928 e nel ’29.

Del 1930 abbiamo già parlato diffusamente; non rimane che sottolineare come Binda suggellò le sue apparizioni al Giro nel 1933, quando lo sfortunato Learco Guerra, fu costretto al ritiro a causa di una caduta, lasciando via libera al varesino.

Non ebbe mai né entusiasmo né fortuna al Tour salvo che da commissario tecnico della Nazionale italiana che guidò in occasione delle trionfali spedizioni con Bartali  nel ’48, Coppi nel  ’49 e ‘52, e Nencini nel ‘60.

La sua saggezza fu alla base dell'accordo impossibile fra Gino e Fausto e del massimo rendimento della squadra, che ne riconosceva il prestigio e l'abilità tecnica e diplomatica. In carriera vinse complessivamente 115 corse. È ritenuto da molti uno dei cinque grandi della storia del ciclismo, insieme a Coppi, Merckx, Hinault ed Indurain.

 

 

                                                                                  Lo Scozzese