Eccomi qua, ancora una volta in un
pomeriggio sopraggiunto dopo una mattinata passata in bici con gli amici. Mi lancio a pelle di leopardo sul
letto rimbalzando soddisfatto, stanco ma caricato, con un pigiama di righe di
luce ancora prepotente che filtra fra le persiane, i pantaloncini corti laschi
ed i piedi nudi a penzoloni fuori dal materasso.
Sono gli ultimi scampoli di un’estate ormai languente, la
quale, per coloro che sono stati, ciclisticamente
parlando, più fortunati ed intraprendenti, è stata sinonimo d’epiche imprese in
giro per l’Italia a caccia di granfondo più o meno famose e divertenti.
Ad occhi chiusi faccio un rapido resoconto mentale della mia
attività di questa stagione ciclistica: quattro randonnèe, due da duecento
chilometri, una da trecento ed una da quattrocento, sette granfondo fra le più
rinomate delle quali due di “mountain bike”, ed una 24 ore sempre di “mountain
bike”.
Abbozzo un sorriso nel momento in cui gongolo del fatto di
potermi fregiare di quest’apprezzabile bagaglio d’esperienze, soprattutto quando lo rapporto a questa
considerazione: esso è sostenuto da un tale che altri non è se non un
cicloturista di seconda scelta o poco più.
Immediatamente però spengo il
sorriso che m’inarca le labbra, dico a me stesso che è il caso di far uso d’un minimo di modestia e pensare semplicemente al futuro.
Subito stride un po’ immaginare il rapido abbassamento delle
temperature che sarà alla fine inevitabile, così come inevitabile sarà
riprendere il tranquillo “tran tran” fatto di innumerevoli Borghi Grappa,
Sacramenti e Sabaudie. Ma una cosa stride in modo
ancora più prepotente: comincio a stufarmi di una certa situazione e penso che
per la prossima stagione cambierò indirizzo.
Non sono più un pivello abbagliato dalla novità e dal mondo
multicolore delle granfondo e comincio ad accorgermi che molte cose veramente
non vanno.
Senza voler cadere nel moralismo, mi rendo perfettamente
conto che le granfondo amatoriali non esistono praticamente più, sono diventate
corse vere e proprie, sempre più frequentate da “ex”. Partenze brucianti, veri
e propri arrembaggi, rendono un problema anche semplicemente trovare un
gruppetto al quale aggregarsi. Il rischio sempre incombente, soprattutto nelle manifestazioni meno affollate, è quello di rimanere da soli
ed abbandonati a sé stessi, dopo che anche la macchina di fine corsa e
l’ambulanza ci avranno sorpassati.
In particolare non sopporto più il fatto d’essere accomunato
con soggetti fra i quali brilla la stella di quel certo lituano che risponde al
nome di Rumsas e che ho ritrovato innumerevoli volte sia sulla mia strada che
su tutte le riviste del settore, il più delle volte vincitore
di tutto quello che c’è da correre a livello amatoriale nel nostro Paese.
Mestieranti, gente prezzolata che assume gli stimolanti più vari per propria diretta ammissione,
allontanati per tale motivo dal ciclismo professionale e che non trovano di
meglio che venire a competere con gente per la quale la bicicletta è solo uno
svago al quale dedicarsi nei fine settimana o giù di lì.
Il bello della situazione è che le granfondo vivono e
proliferano ancora, solo grazie alle quote d’iscrizione che questi ultimi
versano nelle casse delle organizzazioni e che, ne sono ormai certo, in buona
dose vanno a finire nelle tasche dei soggetti del calibro di
quello già menzionato. Ogni organizzatore, anche quello della più sperduta e
meno nota granfondo, gradirebbe avere al nastro di partenza qualche nome
altisonante, al punto d’essere disposto a pagarlo per la pubblicità che gli
farebbe.
Perciò, cari ragazzi, dal prossimo anno, come si suole dire:
“Anno nuovo, vita nuova”.
Il sottoscritto non vuole più compagni scomodi vicino a sé,
a costo di abbandonare tutto e dedicarsi solo alle “randonnées” ai cicloraduni
ed alla “mountain bike”. Voglio vedere alla partenza visi sereni e distesi e
gli ex-professionisti, se presenti, essere considerati e comportarsi come
ospiti dai quali trarre, magari, qualche insegnamento.
Non voglio vedere più cerotti sui nasi né tanto meno subodorare
altre malizie meno palesi. Lontano dalla gente che sgomita e che rischia di
farti cadere pur di guadagnare qualche posizione e, soprattutto, lontano da
Rumsas. Mi sta antipatico.
Lo
Scozzese