Tutto meno acque (GF delle acque minerali)
Uno splendido sole ci ha accolti ad Acquasparta, un
grazioso paese in provincia di Terni ricordato oggi soprattutto per
l’abbondanza delle sue acque curative e del quale colpiscono le tracce ancora
visibili del suo splendore rinascimentale.
Un cartello all’ingresso del paese ricorda i numerosi
vincoli di gemellaggio che lo legano a paesi fuori confine, tacendo però uno
stretto vincolo che, stranamente, lega questo paese proprio al nostro
territorio.
Forse non tutti sanno infatti che
la famiglia Cesi, quella famosissima dei duchi di Acquasparta, fu proprio quella che nel corso del 1600 legò
indissolubilmente il suo nome al territorio di Anzio e di Nettuno. Non mi
voglio dilungare sull’argomento, non è questa la sede, ma vorrei semplicemente
ricordare che il Palazzo Colonna, o meglio la costruzione originaria sulla
quale poggia l’attuale palazzo, conosciuta un tempo come “Casino Cesi”, appartenne originariamente proprio a questa casata
che ivi dimorava e che, al tempo, ebbe anche altri numerosissimi possedimenti
dalle nostre parti.
Noi siamo lì in sette ma non per testimoniare questo vincolo
storico; siamo solo i modesti rappresentanti della realtà ciclistica locale,
col semplice obiettivo di partecipare alla terza edizione di una granfondo che, sulla carta, dovrebbe presentarsi con
connotati assai interessanti.
Debbo riconoscere che effettivamente,
almeno secondo il mio modesto parere, ciò che ci si aspettava non è stato poi
smentito dai fatti.
L’organizzazione ci ha accolto con un
dispiego di mezzi veramente all’altezza della situazione. Facili le indicazioni per raggiungere il punto di ritrovo, facile
anche il parcheggio uno dei quali riservato proprio ai ciclisti, facili i preliminari
di punzonatura e di registrazione alla partenza. Abbondante il servizio d’ordine,
sanitario e tecnico.
Era prevista la partecipazione di un numero abbastanza
elevato di ciclisti da molte regioni vicine, ed infatti
così è stato; non è un caso infatti che la prova fosse inserita nel Campionato
Nazionale Silver Cross e nel Campionato Centro Italia Tour. Questo fatto, da
solo, può creare le premesse perché vi sia un buona
partecipazione e di qualità.
Colpisce il fatto di come una piccola società, nata da poco,
il Bici Club Acquasparta,
grazie alla lungimiranza ed all’intraprendenza del suo gruppo direttivo, riesca
ad organizzare una manifestazione di tale respiro.
Nel fare questa considerazione mi dolgo del fatto che qui da
noi, a dispetto dell’abbondanza di etichette di
squadra e con un territorio di tutto rispetto non si riesca a fare altrettanto.
Nel voler parlare del percorso, almeno di quello che ho
vissuto in prima persona, debbo riconoscere che, anche
in questo caso, le premesse della partenza, sono state abbondantemente
rispettate.
Molto impegnativo con strade
generalmente ben pavimentate e presidiate; le indicazioni del percorso
abbastanza ben riconoscibili e rintracciabili. Debbo lamentare
soltanto il transito per un certo numero di chilometri su una strada,
probabilmente la Flaminia, sufficientemente larga ma altrettanto trafficata.
Bella la zona del lago di Corbara e la salita verso Civitella
sul Lago.
Peccato però che l’impegno necessario per affrontarla, vi si incontrano
pendenze anche del 15%, non lasci molto spazio per ammirare il panorama
circostante. Bello anche tutto il restante tragitto; nei punti pù in alto, moltissimi vorrei
osservare, lo sguardo spaziava facilmente intorno su un nugolo di dolci colline
degradanti una verso l’altra: il caratteristico paesaggio umbro. Un su e giù
continuo e veloce con molte belle discese che ha messo
a dura prova le nostre capacità di ciclisti domenicali o poco più.
Per rimanere in tema di capacità e quindi di prestazioni,
taccio volutamente sui nostri risultati finali, assolutamente non degni di alcuna menzione: abbiamo potuto semplicemente esprimere
ciò riusciamo a realizzare nel corso delle uscite domenicali; inutile
aspettarsi molto di più.
Comunque non è la prestazione che si va
ricercando: quello che ci interessa, almeno parlando in prima persona, è
portare a termine la prova in maniera decorosa e passare una sana giornata di
sport, di aggregazione, visitare con l’occasione posti nuovi che possano
servire da spunto per ulteriori visite con mezzi diversi.
A tale proposito vorrei osservare come sempre di più, ed
anche in questo caso, le granfondo abbiano
perso quella loro caratteristica originaria che le poneva proprio come
momento di aggregazione sportiva per fare nuove conoscenze sia in termini di
territorio che di persone, per viaggiare insieme potrei dire.
Anche e soprattutto in questo caso infatti,
la prova ha da subito assunto i connotati di una di quelle nelle quali domina
più l’istinto corsaiolo che altro. Uno come me non riesce neanche ad immaginare come un ciloamatore, o sedicente tale, possa percorrere 135 km. su
quelle strade, con quelle caratteristiche, riportando una media di 38 km/h. Ed è poco, perché l’anno passato la media del vincitore
sfiorava i 42 Km/h!
Termino con un piccolo appunto ad una organizzazione
che precedentemente ho decantato: ristori numerosi ma solo idrici e neanche
tanto ben forniti.
La retroguardia non ha trovato addirittura niente; abbondanti
solo le bottigliette di plastica vuote abbandonate sull’asfalto.
Io personalmente debbo ringraziare
una vecchina ed il suo pozzo privato…d’acqua minerale.
Così la GF, anche per questo, non s’è smentita.
Lo Scozzese