Come tutti, mi sono ritrovato spesso a transitare sia in
entrata che in uscita da Roma, soprattutto durante i giorni festivi, per via Cristoforo Colombo o sulle consolari.
Il traffico sempre estremamente
sostenuto se non caotico; ordinaria amministrazione.
Fino a qui niente di strano, se non
fosse per il fatto che,
in mezzo a tanta baraonda non m’è stato difficile, soprattutto al mattino e
verso l’ora di pranzo, incontrare gruppetti di ciclisti che si esibivano in
funamboliche “gimkane” nel disperato tentativo di
passare fra un mezzo e l’altro.
Qualcuno accennava anche ad un elegante “sur place” ai semafori, degno di un “pistard”
purosangue, qualcun altro invece dimostrava, dal colore paonazzo del viso, che
stava provando se era migliorata la sua resistenza in apnea. Tutti sanno che i
gas di scarico delle auto non sono propriamente un toccasana.
Ho trovato altri gruppi poi, sorridenti, felici e ciarlieri,
sulla via del Mare o sempre sulla Cristoforo Colombo,
in direzione di Ostia, oppure da qui verso Torvaianica,
Tor San Lorenzo, Lido dei Pini; loro, evidentemente,
questo percorso che noi tollereremmo appena, lo considerano già una
liberazione.
Non ne ho le prove tangibili, ma ritengo, senza timore di
poter essere smentito, che lo stesso discorso possa essere trasferito anche ad
altre zone della Capitale e, per ovvia somiglianza, anche ad altre aree
metropolitane del nostro Bel Paese.
E’ soprattutto per questi ed altri motivi di carattere
oggettivo, che spessissimo mi ritrovo a pensare a quanto siamo fortunati.
Secondo il mio modesto avviso, infatti, credo che ben pochi
ciclisti possano come noi, vantare la varietà e bellezza del nostro territorio.
Se ci pensassimo bene, disponiamo
infatti di tutto ciò che un ciclista possa desiderare.
Abbiamo una costa stupenda, quella verso sud intendo, che
grazie alla salvaguardia posta dal Poligono di tiro di
Nettuno e dal Parco nazionale del Circeo, mantenendosi sostanzialmente integra,
rappresenta, nei fine settimana, la nostra consueta valvola di sfogo dalle noie
quotidiane soprattutto nei mesi invernali.
Se vi avesse un po’ stancato,
provate a non fissare più solo la ruota di chi vi sta davanti, guardatevi
attentamente intorno, poi ne riparleremo.
La Pianura Pontina,
se non sbaglio la seconda in ordine di ampiezza dopo
la Pianura Padana, ci fornisce percorsi pianeggianti praticamente illimitati
nei quali alcuni possono dar sfogo alle velleità velocistiche.
I Colli Albani con i loro caratteristici saliscendi dovuti
alla formazione vulcanica ed i Monti Lepini,
contornati da classici percorsi, ci offrono poi una miriade di piccole ed altre
più importanti salite, alcune degne veramente di maggiore celebrità.
Per chi poi ama avventurarsi un po’ più lontano, può
impegnarsi su per i Monti Prenestini, sui Tiburtini e sugli Ausoni.
Insomma, non c’è di che annoiarsi, ce n’è per tutti i gusti,
per i passisti così come per i velocisti e gli scalatori.
Certo, tanto per parlare di salite, che sono
poi ciò che fa più notizia nel nostro mondo, non siamo certo al livello
dei passi dolomitici, mitici (oltre che dolo…mitici). Inoltre il Mortirolo ed il Gavia vanno
cercati un po’ più lontano, però una Doganella,
Ninfa, Sermoneta, Bassiano, via
Ammazzacane, non mi sembra proprio da buttare via.
Secondo me, il tanto decantato Barbotto,
spauracchio dei neofiti della celeberrima Nove Colli, sparirebbe al confronto!
Si dice: “Anche l’occhio vuole la sua parte”. Ed allora
provate a guardare alcuni scorci del nostro paesaggio, non più con lo sguardo
distratto della consuetudine, ma come se li si inquadrasse
attentamente nell’obiettivo di una fotocamera, e vi
accorgerete allora di quali bellezze possiamo godere senza doverci spostare
molto da casa e soprattutto senza dover soffrire in mezzo al traffico prima di
poterci lanciare alla scoperta di questi luoghi.
In particolare, credo che sui Colli Albani, l’apparizione di
Nemi sopra l’omonimo lago, abbia veramente qualcosa
di magico.
Queste mie poche righe recano, al loro interno, a titolo di esempio, un paio di immagini riprese da un nostro comune
amico nel corso di una manifestazione tenutasi la scorsa primavera: c’è uno
scorcio di Ninfa ed uno di Cori.
Sono veramente convinto del fatto che molti ciclisti
esibiscano con orgoglio il loro telaio fatto su misura quando noi potremmo
mostrargli, con maggiore orgoglio, qualcosa in più: noi abbiamo anche, a
conforto del corpo e della mente, un
territorio fatto su misura.
Agosto 2006 Lo
Scozzese