Molte e diverse sono le ragioni che ci spingono a partecipare alle
manifestazioni ciclistiche e che ce ne fanno prediligere una piuttosto che
un’altra.
Per esempio, sulla scelta di dove andare a correre
influiscono diversi fattori: primo su tutti l’organizzazione che deve essere
all’altezza della situazione, tale da fornire tutto il necessario per il
regolare svolgimento della gara e per la salvaguardia fisica di chi vi
partecipa.
Poi il percorso, elemento molto importante. Perciò un buon tracciato
dove si possa pedalare divertendosi, soprattutto nel caso della MTB, diventa un
ottimo richiamo.
Oltre a ciò c’è da considerare il territorio, che deve avere
qualche attrattiva particolare. Non dimentichiamoci che su un certo numero di
partenti ad una granfondo, buona parte partecipa
senza alcuna velleità di classifica e vuole semplicemente godersi la
manifestazione od un “week end” fra le bellezze
offerte dal luogo che la ospita.
Ancora un altro fattore determinante è la distanza dalla
propria residenza.
Però, se tutti gli elementi sopra menzionati si realizzano
contemporaneamente, l’appassionato è ben disposto a percorrere centinaia di
chilometri pur di essere fra quelli presenti al via.
Per finire vorrei menzionare il naturale effetto di richiamo
che alcune denominazioni prestigiose da sole producono.
Ma all’invito di volantini variopinti, che illustrano e
promettono spesso con dovizia di particolari tutto quanto elencato sopra, segue
sempre il mantenimento delle promesse?
Purtroppo, ed ormai ne ho numerose prove, direi proprio di
no .
Per esempio è capitato che recentemente alcuni colleghi ed
io, fatto l’inventario delle cose positive che una determinata granfondo prometteva, si sia deciso di andarla a correre.
Bella la zona e non molto distante, promesse di un bel
percorso, neanche tanto duro, ed organizzazione che sulla carta assicurava
tutto: scorta di sicurezza, assistenza tecnica e sanitaria, docce, pasta party, un buon servizio di
cronometraggio e premiazioni che nemmeno alcune GF più note e costose si
sognano.
Partiamo quindi di buon mattino e raggiungiamo il luogo di
partenza. Circa seicento i partenti; non male in verità.
Consueti adempimenti di punzonatura e ritiro “pacco
gara” col numero di partenza e con “prodotti tipici locali”, fra i quali
faceva bella mostra un “brick” di vino rosso della “Despar”, della quale evidentemente i contadini locali sono
fornitori, ed un sacchetto di lenticchie sciolte che non so ancora bene se
siano da usare come alimento o come semente. Cercando con pazienza fra i “depliants” ed il resto, poteva essere anche reperita una
dose d’olio extra vergine d’oliva, appena sufficiente per condire, una volta
cotte, le lenticchie. A meno che non fosse da usare come lubrificante per la
catena della bici. Però pazienza, a queste sorprese del cosiddetto “pacco gara”
ormai ci siamo abituati.
La partenza prevista per le nove, orario comodo per chi come
noi veniva da fuori, ci ha visti tutti allineati regolarmente in griglia alla
mercé di uno “speaker” vociante che nessuno ascoltava.
Il via però veniva dato effettivamente ben un’ora ed un
quarto dopo, a causa della mancata presenza di due motociclisti di scorta,
impegnati, a detta degli organizzatori, sul luogo di un incidente accaduto nel
frattempo. Scoprirò poi che si trattava semplicemente di due sconsiderati.
Poco dopo il via, noto un nutrito gruppo di partecipanti
provenienti dal senso opposto, che sostenevano che gli organizzatori avevano annullato la manifestazione per
mancanza di scorta.
Molti, me compreso hanno deciso di proseguire comunque,
almeno per farsi una passeggiata e scopriranno presto che non era vero niente.
La scorta c’è eccome, così come ci sono i presidi agli incroci per indicare la
giusta direzione, il controllo intermedio dei tempi , i ristori già previsti e
così via. La manifestazione comunque prosegue, ma nella più completa
incertezza.
Alcuni del posto, che evidentemente conoscevano a menadito
le strade, nel frattempo mi consigliano un percorso “più breve”. C’è modo di
tagliare facilmente insomma. Facendo un rapido esame delle classifiche
pubblicate dalla Winningtime è facile scoprire come molti , passati con un
certo ritardo al primo controllo ed arrivati avvantaggiati al traguardo
rispetto a coloro che erano transitati prima nello stesso punto, non possono
che aver seguito questo itinerario.
Non che questo sia determinante, badate bene. Non credo ci
sia molta differenza per la maggioranza di noi, il classificarsi in coda o a
metà della graduatoria, mi meraviglia semplicemente il fatto che l’organizzazione
sia tale da lasciare spazio ai soliti furbi.
Sempre in tema di furbi stendo poi un velo pietoso sulle
scene di ciclisti, a rimorchio di mezzi motorizzati, visti sfrecciare sulla salita più dura del
percorso, senza che nessuno, un giudice o chi altro, abbia avuto l’opportunità
di estrometterli dalla graduatoria o caricarli di forza sul carro scopa.
All’arrivo docce
gelate, tonificanti, definirebbero forse gli organizzatori. Al “pasta party”
poi, attese interminabili ed incomprensibili sotto un sole cocente, di un
piattino di pasta, di un panino con
mezza salsiccia e qualcos’altro. Le salsicce ed il resto erano pronte da un
pezzo; quello che non arrivava era la pasta, cucinata a rilento ad ondate
successive.
Un’esperienza da dimenticare, aiutati dagli organizzatori, i
quali, a fronte della brutta figura guadagnata, mi risulta abbiano
autonomamente intenzione di sospendere definitivamente per il futuro la
manifestazione.
“Non preoccupatevi”, vorrei dire loro, “molte delle altre GF
che conosco non sono da meno, compresa la famosissima 9Colli, dove quest’anno mi pare che nessuno abbia avuto consegnato, così
come aveva richiesto, un giubbino senza maniche di taglia “small”,
e dove non è stato difficile trovare in discesa, ben nascoste dalle curve,
delle macchine in posizione strategica, a far sì che qualcuno andasse a spiaccicarcisi facilmente contro! ”
Lo
Scozzese