Sotto un’altra luce

 

Non capita spesso di uscire in bici ed incappare in una giornata tersa. I venti prevalenti da sud e da ovest raccolgono umidità dal mare, la trasportano in terra e la distribuiscono sulla pianura, fino a trovare il modesto ostacolo rappresentato dalle catene dei Lepini e degli Ausoni contro i quali si vanno ad infrangere, provocando un leggero ristagno. L’effetto finale è che l’aria perde trasparenza ed il paesaggio assume un aspetto lattiginoso dai contorni indefinibili, come se lo si guardasse da dietro ad una tenda di “tulle” oppure come se nella pianura contadini instancabili bruciassero incessantemente le stoppie dei propri campi, sollevando dense nuvole di fumo bianco. Una coalizione concepita ad arte per rendere difficoltosa la vista. Ma se dovesse accadere che i venti assumano una direzione da nord, allora lo spettacolo è garantito: l’umidità viene trascinata via e davanti ai nostro occhi si para uno spettacolo incomparabile, una vista normalmente insospettabile. Del paesaggio circostante, dei monti soprattutto, si possono allora apprezzare i dettagli, minuziosamente, e lo sguardo rimane incantato a percepire scorci inusuali.

I colori assumono le tonalità spiccate del verde, rispetto ad un indefinibile ed uniforme grigio azzurro, e ciò consente di valutare accuratamente le profondità al punto da indovinare meglio le distanze ed accorgersi che ciò che è solitamente un palcoscenico con un unico sfondo, in realtà è una scena fatta di bellissimi fondali multipli, indipendenti e sovrapposti sapientemente da chi sa meglio di chiunque altro creare le forme del bello.

Ogni cosa pare nuova o perlomeno vestita di un abito raro e lussuoso, lavato e stirato di fresco.

Se si è particolarmente fortunati, anche le strade che spesso si raggiungono in bicicletta si intravedono abbastanza evidenti.

Incantato lo sguardo si fissa lontano e diventa difficile così anche il semplice rimanere in equilibrio senza finire pericolosamente dentro la cunetta fuori dal margine della strada.

Ci vuole però una coincidenza fortunata, una gelida giornata d’inverno o una fresca di primavera; inutile aspettarsi qualcosa del genere qui da noi in estate, ad esempio. Fra l’altro, che la combinazione vincente possa capitare proprio durante il fine settimana, quando si esce per il consueto giro, rappresenta un vero e proprio terno al lotto.

Io però ho un piccolo segreto, una cosa semplice, stupida, qualcosa riposto nel cassetto delle mie cognizioni più banali che mi consente di usufruire a piacimento del gusto di questa vista.

So che è sufficiente che io esca in un qualsiasi pomeriggio di bel tempo, quando il sole comincia ad abbassarsi sull’orizzonte e sembra voler baciare ogni cosa con la sua luce radente. Capita allora che la forza dei suoi raggi diretti e della luminosità che le montagne riescono a riflettere, cancellino la presenza di ogni residuo di foschia ed il paesaggio appaia come e forse meglio di come abbia detto.

Allora mi fermo in un’area aperta che mi paia un buon punto di osservazione, e lascio vagare lo sguardo intorno per godermi a sbafo lo spettacolo.

Secondo me non basterebbero mille parole a definire la moltitudine di sensazioni diverse che uno sguardo attento, puro, sgomberato dai vizi della consuetudine, può far sbocciare.

Scandisco lentamente il paesaggio da sinistra e mi gusto soprattutto i caratteristici paesi, primo fra tutti, più in alto degli altri, Rocca Massima, normalmente invisibile.

Poi, lentamente, volgo lo sguardo sempre più a destra, pennellando i crinali delle colline ed i paesetti che tengono nel grembo, fino ad incontrare Sermoneta, con la caratteristica rocca, appollaiato su una bassa collinetta in primo piano. Sorvolo rapidamente le cave di breccia, anche se non posso fare a meno di vederle, così candide e ancora più evidenti sotto quest’altra luce; ferite inferte ad una natura sempre prodiga.

Se chiudo un attimo gli occhi riesco anche ad indovinare Bassiano, in alto, dietro Sermoneta e se faccio capolino dietro con la fantasia, Maenza e Roccagorga a guardia dell’accesso per Carpineto.

Non vorrei essere tacciato per esagerato, ma la contemplazione di tanta bellezza, accompagnata dal corretto stato d’animo, senza dimenticare il significativo apporto della fida bicicletta, mi spinge spesso a ringraziare il Creatore d’essere parte del mondo.

 

 

                                                                                  Lo Scozzese