“Ride to finish”. Una corsa verso la libertà.
Correre per arrivare o correre per finire, è
questo il motto principe che appartiene al mondo dei cosiddetti “randonneur”. Correre quindi per un obiettivo che è solo
quello di portare a termine la corsa, l’impresa per meglio dire, perché spesso
è proprio di un’impresa bella e buona che si parla, senza un’attenzione
particolare ai tempi di percorrenza o per le posizioni in classifica.
Il nostro comune amico Antony
(Tony) Lonero, così traspone il motto nella sua
lingua madre: “ride to finish”.
L’italo-americano Tony Lonero,
come ben saprete, è interprete attivo del miglior spirito dell’attività del
ciclismo sulle lunghe distanze, ma oltre a ciò è testimone del fatto di come,
con questa pratica, si possa combattere l’avanzamento
di una malattia subdola e debilitante come la sclerosi multipla.
L’eco delle sue imprese e di questa sua particolare prerogativa
sono arrivate anche in Sicilia, terra d’origine dei
suoi avi, e la siciliana Linda Vancheri, una
splendida ragazza di trenta anni anche lei affetta dalla medesima malattia, ne
ha voluto trarre spunto per organizzare una manifestazione la quale, oltre a
far vivere una giornata di sport, avesse lo scopo ultimo di sensibilizzare
l’opinione pubblica nei confronti di questa patologia.
Grazie anche alle sue indubbie doti organizzative ed
all’accoglimento dell’iniziativa da parte di alcuni
sostenitori, è nata una bella manifestazione con Tony ed un suo gruppo di amici
“randonneur” come ospiti, che ha accomunato sotto la
stessa egida una serie di eventi che hanno avuto nello stesso momento la
Sicilia come stupendo palcoscenico.
Si parla della seconda tappa del Giro d’Italia alla quale si
è voluta affiancare una “randonnée”, che ha battuto
almeno in parte le stesse strade coinvolte nella tappa, ed una celebrazione nei
confronti dello scrittore siciliano Andrea Camilleri
e di un personaggio reale di un suo romanzo, pioniere del ciclismo siciliano: Calogero
Montante.
Per ultimo, un omaggio nei confronti di Tony, come già detto
siciliano d’origine, simbolico e stimato portabandiera di tutti coloro che combattono oggi la sclerosi. Proprio per questo
motivo alla manifestazione è stato dato il nome di “Ride to
finish”, la frase che lui direttamente usa per interpretare lo spirito della
propria attività ciclistica.
Siamo partiti in diciassette, “randonneur”
da tutte le parti d’Italia al seguito di Tony, a formare una comitiva in
rappresentanza dell’Audax che avrebbe percorso il
tracciato della “randonnée”, alla quale era previsto
che si sarebbe unito un gruppo nisseno, poi Linda ed un
suo gruppo in rappresentanza della Cicli Montante
oltre ad una comitiva di ciclisti affetti da sclerosi coi quali si sarebbe
fatto insieme almeno una piccola parte del percorso.
Partenza da Agrigento per arrivare al giro di boa di Serradifalco, il paese di Calogero Montante e rientro ad
Agrigento dopo una sosta a Porto Empedocle, paese di residenza di Andrea Camilleri; questo il
programma.
Con noi anche tre ragazzi che da tempo
stanno girando un film sulla vita di Tony e che trovano in questo modo occasione
per completare il loro lavoro: niente di meglio infatti che far terminare la storia
di un uomo che in qualche modo è nata in Sicilia, in questa terra stessa.
Ci siamo ritrovati tutti insieme
all’aereoporto di Fiumicino, dopo esserci trasferiti chi
in auto e chi in treno, bagagli e bici al seguito debitamente sistemate nelle
apposite borse o, meglio, imballate in capienti scatoloni di cartone, così come
è richiesto per il trasporto in aereo.
Testimone dello spirito pionieristico del perfetto “randonneur”, Riccardo, giovane reduce da una Parigi-Brest-Parigi completata in
poco più di settanta ore, si presenta a Fiumicino, proveniente da Colleferro direttamente in bicicletta, non sapendo,
meschino, che nessuna compagnia aerea è disposta ad imbarcare in stiva una
bicicletta non debitamente imballata. Afferma che a lui era
stato detto di venire in aeroporto con la propria bicicletta al seguito
ed ha interpretato che fosse necessario trasferirsi lì proprio in bicicletta!
Dopo un primo attimo di sorpresa e di smarrimento da parte
nostra, mentre lui mantiene una calma salomonica, tira fuori
da una sacca un’attrezzatura degna di un meccanico ciclista ben fornito
e comincia imperterrito a smontare la bici. Dopo qualche minuto è già nero di
morchia come un carbonaio e la bicicletta, o quello che ne rimane, sembra una
mummia egiziana avvolta in spire innumerevoli di nastro adesivo da imballaggio.
Però, finalmente, la compagnia aerea accetta di
imbarcare anche la sua bici.
Lunghi e laboriosi gli adempimenti
del “check in”, alle prese con addetti che non si
aspettavano di trovarsi di fronte ad una pletora di grosse borse e scatoloni. Si paventa anche l’impossibilità
di poter caricare tutto in un solo aereo, ma fortunatamente dopo breve e dopo
che ci siamo ingraziato il direttore di volo, la
minaccia rientra.
Rapidissimo il trasferimento a Catania: poco più di un’ora.
La giornata favorevole ci consente di vedere distintamente e con sorpresa i
luoghi di provenienza di molti di noi e le zone che rappresentano la meta consueta
delle nostre scorazzate: Anzio ed il suo porto, Torre Astura, i laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo,
il promontorio stesso, Terracina, Gaeta ed il suo golfo, poi l’aereomobile
effettua una virata e comincia ad incontrare alcune turbolenze.
A questo punto Tony, che non ha alcuna paura di fare
centinaia di chilometri in bici con la sclerosi ma non
ha altrettanta confidenza cogli aerei e col volo, comincia a dare segni di
malumore nei confronti del pilota e nel suo caratteristico cadenzare in dialetto
nettunese con l’accento americano, si scaglia contro
il pilota che a sentir lui, non sa “guidare”. Il suo massimo
lo da all’arrivo all’aeroporto di Catania, dove veniamo accolti da un
vento tesissimo che fa sobbalzare violentemente l’aereomobile.
La situazione meteorologica infatti,
purtroppo non è così buona come quella della partenza, e non fa presagire nulla
di buono per il giorno dopo.
In piena vista, dall’aeroporto non si può fare a meno di
notare una montagna enorme, incombente, spaventosa, che è riconoscibile come
l’Etna ancora ammantato di bianco a sprazzi.
Troviamo pronto ad accoglierci il pulman
che dovrà trasferirci ad Agrigento; ci sono ancora circa 160 km di strada da
fare. Abbiamo così l’opportunità di fare una prima conoscenza del paesaggio
della Sicilia: una serie di colline in parte dolci, in parte frastagliate in
maniera piuttosto caratteristica.
All’arrivo ad Agrigento l’albergo che ci è
stato assegnato si presenta molto accogliente e con una buona accoglienza nei
confronti di quelle che sono le particolari esigenze di ciclisti con al seguito
bagagli e bici e che, in questo caso in particolare, hanno necessità di
assemblare nuovamente il proprio mezzo, smontato in parte per poterlo imballare
negli scatoloni per l’imbarco aereo.
Riccardo, in particolare, avrà un problema in più: dovrà
resuscitare la sua “mummia” avvolta in nastro adesivo marrone!
Giusto il tempo necessario per ripristinare l’integrità
delle biciclette ed a Tony si presenta la gradita sorpresa di incontrare dei
suoi lontani parenti provenienti dallo stesso suo paese d’origine: Solarino in provincia di Siracusa.
Dopo le presentazioni viene
imbastita una piccola cerimonia con foto di rito e scambio di ricordini. Alla fine Tony gongola di piacere perché è attaccatissimo
alle sue origini ed ha appreso di aver ricevuto anche l’invito a partecipare di
persona all’assegnazione del titolo di cittadino onorario proprio a Solarino.
E’ già pronta una gustosa cena che viene
consumata in allegria, dopodiché quale miglior occasione per provare
l’efficienza delle bici, dopo la dura prova di smontaggio e rimontaggio
da esse subita se non quella di andare a visitare la famosissima Valle dei
Templi? Immagine stupenda quella di vedere questi ultimi illuminati a giorno;
nessuno di noi può nascondere la propria meraviglia.
Foto di rito e rapido rientro in
albergo; ognuno nella propria camera.
Il mattino seguente è sveglia piuttosto presto; alle sette
in punto ci aspetta la protezione civile per la partenza. La situazione
meteorologica è quella che ci si attendeva: vento teso e cielo molto nuvoloso.
Il trasferimento verso Serradifalco,
malgrado la strada quasi perennemente in salita, viene
effettuato abbastanza agevolmente ed in allegria.
Con noi c’è anche Gina, solerte corresponsabile nell’organizzazione
di alcune nostre “randonnées”
locali la quale, almeno per una volta, ha voluto provare l’emozione di stare al
di là della barricata.
Non si aspettava così tanta salita ed è
un po’ contrariata nei confronti di coloro che, volontariamente o involontariamente,
le hanno nascosto la verità. Ma si sa: fra “randonneur”
vige un tacito rapporto di cooperazione e così un paio di noi, uno da un lato
ed uno dall’altro, come due provvidenziali angeli custodi, improvvisano con una
certa ilarità un’efficace propulsore dalle terga.
Al punto di ritrovo di Serradifalco,
alle prese con un freddo veramente inaspettato, incontriamo finalmente Linda Cancheri,
felice di vederci e noi lo siamo altrettanto. E’ stato
organizzato un piccolo ma interessante museo di vecchie biciclette della Montante. Vengono fatte
alcune riprese televisive e Tony è sottoposto ad una numerosa e lunga serie di
interviste.
Dopo breve siamo raggiunti da un gruppo di ciclisti
portatori di sclerosi o di handicap e da una squadretta di nisseni
coi quali affrontiamo un breve percorso in bicicletta
intorno al paese. Si sale poi su un pulman col quale
ci si recherà a Porto Empedocle, a bordo del quale un gruppetto di ragazzi
facenti parte di una cooperativa di volontariato orientata all’accoglienza degli
immigrati, organizza in quattro e quattr’otto una
sorta di intrattenimento; nessuno di noi viene
risparmiato!
La “capa” sembra essere una giovane
e deliziosa moretta siciliana con l’argento vivo in corpo, arguta e che da sola
fa una cagnara come cento. Scrocchiamo loro qualche
merendina che sarà integrata da un piccolo ristoro all’arrivo a Porto
Empedocle, finito il quale ci si trasferirà per una
brevissima cerimonia col Sindaco ed ulteriori riprese televisive nel
centro del paese, di fronte all’abitazione di Camilleri.
Salutiamo qui Linda e rientriamo “sotto scorta” ad
Agrigento, giusto in tempo per assistere all’arrivo della tappa del Giro e per
approntare in albergo tutto il necessario per il rientro che avverrà come da
programma.
Alla fine, per tirare le somme, rimane da
dire che la manifestazione, così come è stata organizzata, con quella
profusione di risorse e di mezzi che l’ha contraddistinta e per l’obiettivo che
si prefiggeva, meritava sicuramente maggiore partecipazione, ma volendo
rimanere nel nostro ambito c’è da dire che ci siamo un po’ stancati, per il
viaggio e per tutto il resto, ma ci siamo sicuramente divertiti e siamo felici
dell’esperienza fatta. Inoltre, come rappresentanti del mondo dei ciclisti “randonneur”, siamo orgogliosi di
aver dato, anche con la nostra semplice presenza, supporto per una giusta
causa.
Lo
Scozzese