Passaggio a nord-est
Sarà forse la Klostra delle antiche
genti di espressione greca o Clostris
per quelle di espressione latina, o coinciderà con la località di “ad Turres Albas” documentata sulla
antica via Severiana, la strada tracciata da Ostia a Terracina
lungo la costa?
Vogliamo ricordarlo col nome di Porcareccia
o Casal dei Pini prima che, insieme a tutti gli altri borghi della zona, assumesse una denominazione che ricorda la prima guerra
mondiale?
Diciamola pure tutta: sono certo che di ciò non importa niente
a nessuno ma, almeno una cosa per i ciclisti locali è della massima importanza,
e cioè il fatto che ci sia.
No, perché se non esistesse, cosa ci potremmo inventare una volta che, col
termine della stagione estiva, i consueti itinerari verso le colline diventano,
se non proibitivi, almeno inconsueti?
Mi chiedo spesso poi, dove andrebbero alcuni miei conoscenti
a darsi battaglia con tutti quanti accennino ad un minimo allungo, o a ricoprire
loro stessi il ruolo di provocatori. E dove andrebbe quel tale mio amico a
cercare di pizzicare sul fatto, in sella ad una bici intendo,
qualche esponente del gentil sesso per saggiare le proprie capacità di traino (non
nel senso di dargli una mano a procedere trascinandola, ma di rimorchio. Mi
spiego?). E chi mai avrebbe passerella più affollata
per mettere a confronto la bellezza e la dotazione della propria bicicletta con
quella degli altri che incontra?
Ci sono due bar, in posizione strategica all’ingresso del posto
del quale vi sto dicendo, uno di fronte all’altro come le colonne d’Ercole o
Scilla e Cariddi d’antica memoria. Vedono transitare
più ciclisti loro, nel corso di una mattinata di domenica, di quante navi vedano passare, nello stesso lasso di tempo, lo stretto di
Gibilterra, quello di Messina oppure il canale di Suez.
Lo stesso aeroporto di Francoforte, malgrado
il suo notevolissimo andirivieni di aeromobili, arrossirebbe per la vergogna. Il
concorrente è troppo superiore.
Avrete sicuramente capito di cosa stiamo parlando. Ovviamente di Borgo Grappa, e delle decine e decine di ciclisti che
lo eleggono come meta, soprattutto la domenica mattina a partire dai primi
freddi.
Bisogna ammettere che, non tanto il fatto dell’esistenza di questa
località, ma quanto della strada che corre lungo il litorale pontino, ci trova ad essere particolarmente fortunati
perché, indubbiamente, la zona è di particolare bellezza e tranquillità,
soprattutto d’inverno. Dobbiamo considerarci privilegiati per avere un tale
sfogo per le nostre uscite di fine settimana. Il problema però è che, alla lunga, sabato su sabato, domenica su domenica, la cosa
diventa talmente abitudinaria al punto da non risultare più piacevole, anzi,
subentra sicuramente una sensazione di noia, che se uno dovesse uscire da solo,
senza cioè la compagnia ciarliera del gruppo, diverrebbe più un supplizio che
un piacere. Non so se siate d’accordo.
Ora, volevo dirvi che io avrei trovato una soluzione, se
voleste, che è quella di raggiungere la stessa località con la mountain bike
via sterrati. Oltre alla novità, sono sicuro che ai più apparirebbe come una
vera e propria scoperta. Mai infatti si immaginerebbe
che sul nostro territorio, abbondantemente e selvaggiamente cementificato
ed asfaltato, residuino sentieri molto ben percorribili che sfruttano soprattutto
gli argini dei numerosissimi canali di bonifica o di più importanti corsi
d’acqua come il fiume Astura.
E’ interessante poi poter scoprire piccoli gioielli nascosti
vicino a casa nostra, come ad esempio il laghetto Granieri
e la macchia di Foglino, che viene
completamente attraversata, e più distanti come il lungo lago di Fogliano e l’antico borgo settecentesco immerso nell’oasi
facente parte del parco nazionale del Circeo.
Mi piacerebbe, in questa stessa sede, descrivere
minuziosamente il percorso, ma credo che sarebbe troppo lungo, dispersivo e comunque non sufficientemente chiaro. Ho però trasferito
questa mia conoscenza ad alcuni amici, parte dei quali lo hanno eletto, con
entusiasmo, addirittura a consuetudine per tutti i fine settimana. Ne ho messo
a parte anche un paio di “nettunesi” coi quali sono maggiormente in contatto, che credo sarebbero
felici di trasferirlo anche a voi. Sapete bene di chi io stia
parlando.
Se non altro, per cambiare, non tanto
destinazione, bensì itinerario. Ogni tanto. Immaginate che, per
sterrati, è possibile anche raggiungere il consueto chioschetto
in prossimità di Sabaudia, magari per incontrarsi col
solito gruppo, non perdere l’abitudine alla pausa caffè collettivo e
ritornarsene insieme.
Nel frattempo date un’occhiata
all’immagine dal satellite riportata in figura e cercate di carpire, più o
meno, dove si passi. Quello che posso dirvi a chiarimento è che, quando abbiamo
ripreso col navigatore satellitare questo percorso, all’andata abbiamo fatto
tutto su sterrato, salvo un breve tratto fino alla centrale nucleare, mentre al
ritorno abbiamo fatto quasi completamente asfalto passando all’interno. Per
ragioni di tempo.
Lo
Scozzese