Passaggi obbligati

(cicli, ricicli e…bicicli)

 

 

Arriva, prima o poi, un momento preciso nel quale ci accorgiamo che l’estate sta finendo, “e un anno se ne va”,  recitava una famosa canzonetta dei Righeira. La ricordate?

Lo dice la situazione meteorologica non più dominata dal famoso anticiclone delle Azzorre e quindi sempre più perturbata. Nuvolo, pioggia, vento, un fresco, anzi un freddo particolare scendendo da monte, il vecchietto dei funghi all’angolo della fontana in collina, ben provvisto di galletti profumati che sollecita telefonicamente un tizio a portargli una cassa di porcini perché…“la gente me li sta a dimannà”.

Lo dicono i merli che cominciano progressivamente a riappropriarsi dei giardini delle abitazioni estive e di tutti gli altri spazi verdi che sono stati costretti ad abbandonare a causa di un’inopportuna ed invadente presenza umana. Fra un po’ via le rondini verso sud e giù dal nord verso i nostri lidi i pettirossi.

Lo dice, per noi che siamo rimasti qui nei dintorni, il riapparire nel solito gruppo domenicale, di ritorno dalle vacanze, dei volti che avevamo un po’ dimenticato e lo sparire, al contrario, di facce da ciclista avventizio, non stanziale, migratorio insomma.

Lo dice infine il nostro istinto. Tutto sommato non siamo altro che animali un po’ più evoluti, scimmie glabre; avvertiamo nel profondo che qualcosa sta cambiando: la frenesia estiva lascia il posto alla calma, ad un certo rilassamento, a ritmi più blandi che si traducono in uscite più tranquille.

Negli occhi dei più, in quelli della mente per dir meglio, ripassano  le immagini delle fantastiche e lunghe uscite iniziate di buon mattino, per godere almeno di un po’ di fresco prima dell’avvento della calura antimeridiana e delle ore di luce mattutine che un sole “insonne” ci ha regalato.

In quelli dei più fortunati, o più ambiziosi e avventurosi, ripassa invece il film delle appassionanti manifestazioni alle quali si è partecipato; quelle poche che ancora sono in calendario e che rimarrebbero da fare, non coinvolgono allo stesso modo.

Il parteciparvi è come cercare di perpetuare un gusto che ci ha infiammato nelle più blasonate e piacevoli granfondo estive, il non parteciparvi è come un modo di dire a se stessi che ormai i giochi sono fatti ed è ora di tirare i remi in barca per un po’ di tempo.

Ecco allora scorrere nella nostra mente la visione di quelle montagne frastagliate, che non hanno uguali al mondo, sulle pendici delle quali lentamente abbiamo guadagnato altitudine con un’ebbrezza che, insieme alla fatica, ci ha percosso il petto e rubato gli occhi.

Ecco l’incomparabile ed affascinante serpentone multicolore di migliaia di ciclisti sui tornanti a Pieve di Rivoschio, alla Nove Colli, la fiera Ciclo e Vento, la cittadina invasa da biciclette d’ogni tipo fra la tolleranza inconsueta dei residenti, e la neve nel mese di luglio nelle velette riparate in cima al monte Terminillo fra le quali siamo passati fra le risa di fanciulli che vi facevano lo slittino increduli, inebriati di felicità.

E strade, salite, boschi, colli, monti, ciclisti a non finire.

Quante soddisfazioni e piaceri, lo sapete come me e meglio di me, amici miei, regala questo sport a chi sa amarlo e praticarlo come si deve!

Tempo di bilanci si, ma anche di programmi per la nuova stagione: una nuova bici o qualche componente di qualità per la vecchia, la partecipazione a qualche manifestazione nuova, di prestigio, qualche raduno dove poter scambiare esperienze ed idee, qualche seduta in palestra per migliorare la tonicità e la forza delle nostre leve inferiori, le più importanti e preziose.

Questo è il passaggio obbligato al quale non possiamo sottrarci ogni anno.

Un’abitudine ed una novità nello stesso tempo; viene a rompere la monotonia di una stagione che, per quanto gradevole, deve necessariamente lasciare il posto a qualcosa di diverso che consenta di staccare la spina e riposare corpo e mente.

Accogliamolo con gradimento e simpatia e continuiamo a svolgere regolarmente la nostra attività secondo i ritmi e le modalità che autunno, inverno e primavera ci consentiranno. Il nostro è uno sport ecologico, come e meglio degli altri si armonizza con i ritmi della natura. Assecondiamola ed armonizziamoci anche noi, ché ne siamo parte.

Così  ci ricaricheremo di forza e di entusiasmo per la prossima stagione.

 

 

Settembre 2006                                                                                   Lo Scozzese