Estate, domenica, ore sette, sette e trenta. Consueto raduno
di maglie multicolori presso il solito ritrovo; saluti, chiacchiericcio, pronti
e via.
E’ partita così l’uscita domenicale, un appuntamento topico,
non foss’altro per il carattere di aggregazione
che possiede.
Per alcuni, non molto fortunati a dire il vero, rappresenta
l’unica occasione per mettere in campo la propria due ruote,
quindi un evento del genere va preparato con estrema precisione.
Qualche gruppo più fortunato o solo più organizzato e volenteroso,
riesce ad inizio stagione ad imbastire un serio programma di uscite
settimanali, percorsi, orari ecc., altri invece organizzano il percorso e
l’orario d’uscita di volta in volta.
Per questi ultimi, naturalmente, il compito organizzativo e
le problematiche che esso comporta, si rinnovano ogni settimana e sebbene oggi
le possibilità di comunicazione siano vastissime, SMS, e-mail, un sito
internet, il compito organizzativo rimane comunque
abbastanza complicato.
E’ sempre un’impresa tracciare un
percorso che presenti qualche novità, che possa accontentare tutti. Non
dimentichiamoci poi dell’esigenza di radunarsi tutti allo stesso posto alla
stessa ora, cercando di venire incontro alle esigenze di ciascuno.
All’interno del gruppo è sempre presente varia umanità: c’è
il pensionato generalmente libero da impegni e c’è chi si stressa ogni giorno
recandosi e tornando dal lavoro nel centro della capitale, c’è chi il sabato
sera cascasse il mondo “va a ballà” e fa le ore piccole
e chi è sordo, almeno fino ad una certa ora. Conosco gente purtroppo colpita da
“ipoacusia ante albam”; prima delle otto del mattino
non sente la sveglia.
Troppo complicato, meglio una scorciatoia: s’esce a tale
ora, chi c’è c’è chi non c’è non c’è.
Per quanto attiene il percorso di scorciatoie di questo tipo
meglio non parlarne; a tirare troppo la corda si rischierebbe di rimanere alla
fine quattro gatti.
Perciò, non appena esaurito il rito
della precedente uscita domenicale, ecco affacciarsi i “leader” a proporre il
percorso per la domenica successiva, ad esempio su un determinato “forum” di un sito internet a noi tutti piuttosto
familiare: questo.
“Allora”, dice l’uno, “io avrei pensato di andare verso qua,
poi giriamo per di là, facciamo sosta a … e ritorniamo
per …”
“Benissimo”, gli fa eco l’altro; ed il
realtà è l’unico a rispondere così perché per il resto del parco
colleghi il tenore delle risposte è un po’ diverso. Evidentemente costui per
essere così d’accordo non può essere che un ”compare”.
“Io c’ho pochi chilometri”, fa
subito dopo un altro infatti, “non so se ce la farei, magari mi giro dopo un
po’”.
Ed un altro: :“A me pare un po’
troppo lunga, sai com’è… dovrei rientrare un po’ presto, c’ho mia moglie con le
doglie…”
“Il percorso assomiglia molto a quello che abbiamo fatto la
volta scorsa”, aggiunge un altro.
“Scusate, ma ai Castelli non ci andiamo mai?”, continua un
altro ancora.
“Io invece credo sia meglio così, così e così”, fa il “bastian contrario”.
Ed ancora: “Aho, e mo’ co ‘sta storia de … c’hai proprio
scocciato, ma cambia qualche volta!”
Altri tacciono, e non è sempre vero che chi tace acconsente;
a volte il silenzio nasconde cose peggiori di una bonaria protesta o di un
semplice parere contrario.
Però, a fatica e con un po’ di buona
volontà, finalmente le cose prendono il verso giusto. Fra gente civile, ed i
ciclisti, non c’è bisogno di dirlo, sono la “summa” di
ciò che si definisce civile , alla fine un accordo si
trova, è certo.
Immagino la vostra domanda: “Ma scusa, se alla fine
l’accordo è certo, cosa c’entra l’incerto del titolo di questo pezzo?”.
Adesso ve lo chiarisco.
Tanta fatica sprecata. Alle sette, sette e trenta della
domenica Giove Pluvio con uno “sgrullone” ben
assestato mette d’accordo riluttanti e non, contestatori ed
accomodanti, dormiglioni e solerti: tutti con il naso spiaccicato ai
vetri della finestra ad aspettare per vedere se migliora.
Capito adesso perché “Lo
sport dell’incerto”?
Agosto 2006 Lo
Scozzese