Alcuni giorni or sono, alcuni componenti del mio gruppo sportivo ed io,
ci stavamo recando a Velletri, in bicicletta naturalmente, prima tappa questa
di un più lungo itinerario che era stato deciso per quel giorno, quando abbiamo
deciso di lasciare la consueta strada e deviare per Via dei Fienili.
Sarà stato forse per l’inconsuetudine della strada, che ha
convinto più di qualcuno ad osservare con più attenzione ciò che normalmente viene
tralasciato, che uno di noi ad un certo punto ha esclamato: Via Appia antica!
Chiaramente leggendolo su un cartello indicatore.
La sua sorpresa si è tramutata nella mia avendo constatato
come si dimentichi facilmente il fatto che, la nostra zona, anche e soprattutto
per la vicinanza con l’antica ed importantissima Capitale dell’Impero, era
attraversata in lungo ed in largo da una miriade di strade le quali, insieme al
resto dell’organizzazione sociale, facevano la forza della Roma dei Cesari.
Molte di queste sono arrivate fino a noi.
In effetti nelle vicinanze di Velletri, un po’ sotto
rispetto al paese, è ancora possibile rintracciare, praticamente ormai non più
transitata salvo che dai residenti, numerosi tratti dell’antica strada romana
che attraversa, in qualche punto, la cosiddetta via dei Cinque Archi ed,
appunto, via dei Fienili.
Suppongo che molti di noi non immaginino minimamente che,
molte delle strade che privilegiamo al transito ricalchino quasi alla
perfezione gli antichi tracciati, o perlomeno ne seguano le direttrici.
Facciamo qualche esempio: continuiamo a parlare della
famosissima “regina viarum”, la regina delle strade, l’Appia appunto. Se vi
siete trovati a percorrere il tratto che va da Frattocchie ad Albano,
considerate che esso segue perfettamente il tracciato antico; lo si nota anche
dai resti di qualche monumento visibili ai lati della strada. Se poi per
qualche ragione da Albano ad Ariccia sieti discesi verso Vallericcia, sotto il
viadotto per intenderci, anche in questo caso sappiate che stavate transitando
sull’Appia Antica.
Dopo Genzano poi, se passaste per la cosiddetta Appia
vecchia, quella per capirci che lambisce Lanuvio dirigendosi verso l’incrocio
per Landi in località Castellaccio e che prosegue poi fino alle porte di Velletri
passando per Colle Ottone, vale sempre ciò che ho già detto: percorrevate
l’Appia Antica.
Non proseguo ulteriormente per non annoiarvi, ma mi
piacerebbe ancora accennarvi al tratto che attraversava l’attuale Cisterna e
che deviava per Cori per dirigersi poi verso Ninfa e quindi sotto Norma, dove
si collocava la famosissima località “Tres Tabernae”, e che proseguendo per la
pianura Pontina passando sotto Sermoneta, raggiungeva Terracina e da qui ancora
Fondi. Chissà se sotto la cosiddetta “Corana” o sotto il tratto di strada che
costeggia il laghetto di Ninfa si nasconde ancora qualche tratto di basolato di
selce grigia caratteristico delle antiche pavimentazioni? Ma ora mi fermo
veramente sennò, di questo passo, arriviamo a Brindisi; abbiamo ormai sconfinato
rispetto ai nostri abituali limiti.
Vorrei però ancora parlare della strada che staccandosi
dall’Appia e transitando sempre sotto monte, per evitare la pianura
acquitrinosa di allora, arrivava a Sezze, la “pendula Setia” di ciceroniana
memoria; vi ricorda qualcosa? E’ l’attuale Consolare meta di numerose nostre
scorribande estive.
E vi dice niente la strada che va da Grottaferrata verso
Artena passando sotto Rocca Priora accanto ai Prati del Vivaro e che prosegue
poi per Macere? E’ l’antichissima Via Latina, forse la più antica strada romana
importante, utilizzata ancor prima della costruzione dell’Appia per raggiungere
la Campania.
Ci sarebbero poi ancora solo da menzionare la via Severiana
che portava, ed ancora porta, da Anzio ad Ostia; e ci sarebbe ancora da parlare
della via Ardeatina, della via Laurentina e via discorrendo.
Se poi volessimo avvicinarci un po’ di più a casa nostra,
scopriremmo che la strada che si stacca da Nettuno come Via Romana e che va a
congiungersi, in località Cioccati, con quella che si stacca da Anzio come via
delle Cinque Giornate, partendo da una posterla nell’antico vallo volsco, e che
prosegue poi per via Torre del Monumento attraversando il cosiddetto
“sughereto” in località Ospedaletto e la “Campana”, altro non è che l’ultima
propaggine della via Anziatina.
Quest’ultima si distaccava dall’Appia nei pressi di Lanuvio
e si dirigeva verso costa, ad Anzio, passando per le località di Ponte Loreto e
di Torre del Padiglione. Qui si biforcava aggiungendo un tratto che proseguiva
verso Astura, allora importante porto marittimo. Percorriamo ancora abbastanza
spesso la via Antiatina quando ci rechiamo a Lanuvio e ci vogliamo far del male
passando per la chiesetta della Madonna delle Grazie. Ripenso ai poveri cavalli
di allora e li compatisco.
Ed ancora, sorpresa delle sorprese, anche la Nettunense
segue un’antica strada che congiungeva Roma con Anzio. Di quest’ultima è
possibile ancora vedere un resto di tratto basolato antico in calcare dal
cavalcavia sulla ferrovia sotto il Santuario di Santa Teresa ad Anzio.
Che dire poi ancora della strada che passa per Le Ferriere,
l’antica Satricum, di quella che conosciamo come Ninfina e di quella che
percorriamo passando per la località di Creta Rossa, probabilmente l’antica
Caenon, verso Acciarella e Torre Astura.
Anch’esse seguono entrambe antiche direttrici preesistenti addirittura alla
grandezza di Roma.
Il nostro, insieme a quello di tutti i paesi circonvicini,
era territorio abitato dai volsci.
Insomma, signori, potrei continuare per un bel pezzo; credo
però che il senso del discorso sia, a questo punto, più che chiaro.
Quindi, la prossima volta che imprechiamo per la presenza di
innumerevoli buche ed asperità sulle nostre strade, deleterie per le preziose
ruote delle nostre specialissime ed ancor più deleterie per le nostre terga,
pensate a come sarebbe peggio se ritornasse alla luce il basolato romano che
spesso l’asfalto cela!
Lo
Scozzese