La trappola
Mi piacerebbe, prima
o poi, chiedere ad uno qualsiasi di voi di smettere di andare in
bicicletta per divertirmi a raccogliere il suo sguardo incredulo.
E’ scontato, nessuno capirebbe il senso di questa mia
domanda e penserebbe subito se per caso non mi sia ammattito
oppure si chiederebbe dove io voglia andare a parare.
La nostra amata due ruote è vita, liberazione, appagamento, evasione,
realizzazione, e chi più ne ha più ne metta; come si può immaginare di poterla
abbandonare!
Se viceversa lo invitassi a leggere un
libercolo che va per la maggiore fra le mogli inviperite di certi ciclisti
inveterati che si sentono continuamente tradite a favore di un ridicolo oggetto
senza vita e che usano questo libricino come “cadeau” per i loro mariti con la speranza che
demordano, sono sicuro che l’istinto d’appendere la bici al chiodo sarebbe impellente.
Il libricino in questione s’intitola “In bicicletta con il
codice”, di Carlo Favot, edito da Ediciclo
e compendia le norme del Codice della Strada che si applicano proprio alla nostra
beneamata.
Sono sicurissimo del fatto che maggior parte di queste regole,
che sfuggono alla stragrande maggioranza di noi, se applicate minuziosamente, farebbero perdere molto del fascino che la nostra
specialissima gode, e ciò soprattutto per un fatto essenziale: siamo portati
erroneamente a pensare che la bicicletta da corsa sia considerata, dal codice
della strada, diversa rispetto ad una bici da passeggio.
Non è così. Potremmo usare la nostra bicicletta, così com’è, solo in gara, mentre invece circolando, per esempio, nel
corso di una delle nostre uscite verso i Castelli o i Monti Lepini,
ecco di seguito elencato il prontuario delle curiose norme che dovremmo
applicare.
Obbligatorio montare un avvisatore
acustico, un campanello per esempio, che si senta almeno fino a trenta metri di
distanza. L’ “aho!”, oppure “occhio!”, lanciati a vivissima voce dal
“tenore” o dal “soprano” del gruppo, il fischio “alla pecorara” o prodotto da apposito fischietto portato dal “chi
se ne frega se in salita pesa” di turno, non sono assolutamente consentiti
(multa da 21 ad 85 €).
Occorrerebbe dotare la bicicletta, non ha importanza se si
circola di giorno o di notte, di idoneo impianto di
illuminazione, bianco anteriormente e rosso fisso nella parte posteriore.
Inutile sfregare continuamente le cromature e la vernice, il luccichio di quest’ultimi non basta, neanche se la bicicletta fosse bianca e rossa (multa da 21 a 85 €).
“Compà…me
so’ fatto ‘na coppia de
pedali al carbonio con perno de titanio che so’ ‘na favola!”
“Ce l’ hanno i catarifrangenti?” “I
cata…cheee!?” (multa da 21
a 85 €)
“Aho…fàmose
un pezzetto de Pontina che così accorciamo. Se n’annamo tomi tomi sulla corsia
laterale e se famo risucchià
a più de quaranta all’ora dalla scia dei camion”.
Sbagliato! Non si potrebbe transitare in bicicletta nelle
autostrade, bretelle autostradali e neanche nelle strade extraurbane
principali, tipo Pontina ed Appia.
E’ possibile pedalare in gruppo? Mai,
neanche se la strada lo consente. In fila indiana è sempre possibile, in
coppia, fatto questo piuttosto paradossale, solo in città, dove in effetti sarebbe molto più pericoloso vista la situazione
attuale del traffico (multa da 21 a 85 €).
Non è consentito farsi trainare da un mezzo, (neanche nel
corso di una granfondo). Non è consentito neanche
trainare un collega “accannato” né, tanto meno, seguire la scia di un veicolo
a motore (multa da 21 a 85€).
Strano a dirsi, occorre controllare anche la propria
velocità. Se un solerte vigile la giudicasse eccessiva
rispetto alle circostanze, la multa può arrivare da un minimo di 71, anche a
286 €.
E’ proibito pedalare in stato di ebbrezza.
Attenzione quindi per coloro di mia conoscenza, che sono
abituati a sostare presso una famosa cantina di Cori con pane e prosciutto al
seguito.
Non si può pedalare senza appoggiare almeno una mano al
manubrio e se l’altra fosse impegnata col telefonino,
le cose si farebbero ancora più serie (multa da 71 a 286 €).
Vietato pedalare con le cuffiette della radio o dello MP3 (multa da 71 a 286 €).
Vietato tagliare le curve invadendo la corsia opposta (multa
da 282 a 1128 €)
Vietato abbandonare cartacce ed altro materiale, vedi camere
d’aria, lungo la strada (multa da 21 a 85 €)
Insomma, uno sfacelo, una vera e propria trappola! Sono
sicuro che a molti sarà già venuta la voglia di
mandare tutto al diavolo. Ma non è tutto: ci sono
regole ferree anche per il trasporto delle biciclette e dei bagagli.
Per esempio, con la bicicletta sopra il tettuccio non si
possono superare i quattro metri di altezza. Quindi,
fino a che si viaggia in auto tutto torna, ma se al posto dell’auto ci fosse un grosso pulmino?
I portabici non devono essere
omologati ma bisogna rispettare le sporgenze. Con un portabici
sul retro, per esempio, le parti sporgenti non devono essere superiori ad un
terzo della lunghezza totale del mezzo. Inoltre il carico deve essere sempre
molto ben assicurato e la targa completamente visibile.
Non è il caso nostro, ma anche un eventuale bagaglio
assicurato alla bicicletta deve rispettare certe norme: non deve debordare di
oltre 50 cm., e se si tratta di un bagaglio trainato su
rimorchio, non si debbono superare i 50 kg totali, rimorchio compreso.
Detto tutto questo, però, mi viene da fare una
considerazione: fra i tutti i mezzi in circolazione e soggetti al codice della
strada, la bicicletta è quello che rispetta più da vicino il 1° articolo che è
quello che fa riferimento al fatto che l’istituzione del codice stesso tende a
migliorare la sicurezza delle persone e ridurre i costi sociali, ambientali ed
economici derivanti dal traffico veicolare. Inoltre, serve a migliorare il
livello di qualità della vita dei cittadini anche
attraverso una razionale utilizzazione del territorio, ed infine migliorare la
fluidità della circolazione.
Sarà proprio per questa ragione che, dato
che la bicicletta è il mezzo che più degli altri rispetta appieno questi
principi, i vigili hanno sempre chiuso un occhio? Facciamo gli indiani e speriamo
che continuino a farlo.
Lo
Scozzese