La storia ci unisce

 

E’ opinione comune, che la sola autorizzata a raccogliere l’eredità della sfolgorante Antium romana, sia l’odierna cittadina di Anzio. Sarà probabilmente a causa del fatto di possedere, dopo secoli di espoliazioni e di incuria,  le uniche visibili ancorché misere evidenze archeologiche. Opinione errata!

Ci sono sicuri indizi del fatto che la vera “civitas Antium”, la città antica originaria, fosse invece ubicata nel luogo attualmente occupato da Nettuno.

Nella zona di Anzio infatti, l’ormai diffusa urbanizzazione, non ha evidenziato resti archeologici riconducibili, per tipologia ed estensione, ad insediamenti urbani antichi. La sola Nettuno, testimonia la persistenza continua di un abitato al quale, erroneamente, viene attribuita un’origine medioevale.

Non è mia intenzione fare un elenco di tutti gli elementi che conducono a questa affermazione; quello che segue già basterebbe.

La “Tabula Peutingeriana”, la quale altro non è che l’equivalente antico delle moderne cartine stradali, documenta l’esistenza di una “statio Antium”, proprio nel posto dove è ubicata l’attuale Nettuno.

La “statio”, era una sorta di antica stazione di servizio dove, piuttosto che avere l’odierna possibilità di fare il pieno di benzina e sorseggiare un cappuccino, venivano foraggiati o cambiati i cavalli ed i viaggiatori si rifocillavano. Modi, mezzi e progresso, come vedete, non cambiano l’essenza di una faccenda tipicamente umana.

Vorrei anche citare la Geografia di Tolomeo, geografo ed astronomo antico di cultura ellenistica, vissuto in età imperiale.

Uno stralcio di una sua opera cartografica, miracolosamente giunta fino a noi, è esposto in figura con alcuni miei riferimenti, apposti proprio in una zona costiera il cui andamento risulta facilmente riconoscibile e familiare a chiunque sia capace di un minimo di spirito d’osservazione.

Anch’essa, come vedete, documenta una località definita, in caratteri greci, come Anti (Anzio), non in corrispondenza del Capo d’Anzio, bensì esattamente dove è oggi ubicata Nettuno.

Di quest’ultima, le fonti ed alcuni resti archeologici, ci spingono a supporne l’esistenza fin dai tempi repubblicani, e  consentono di proporla come sede di quella colonia marittima latina costituita qui nel 338 A.C., dopo che i Volsci del luogo furono debellati.

Soltanto più tardi perciò, nella zona vicina di Capo d’Anzio, pressappoco in corrispondenza dell’”oppidumvolsco, nella “colonia Antium”, così come veniva precisamente definita allora, fu tutto un fiorire di ville gentilizie, di templi, di terme, venne elevata la grandiosa villa imperiale e costruito il magnifico porto.

E’ logico quindi che, col termine di Antium, si potesse allora intendere più che una città in particolare, un territorio, un’unica zona con più nuclei urbani contigui, dei quali i più importanti erano quello di Nettuno, votato da sempre ad assolvere ad esigenze abitative permanenti ed ad accogliere i servizi, e quello di Anzio, indirizzato invece a fini residenziali provvisori e d’”elite”.

Intendiamoci, dicendo ciò non vorrei dare l’impressione di voler sollevare una questione o di fare il saccente. Mi piace soltanto poter avere lo spunto per dire che i nostri due paesi, così vicini anche solo per ragioni geografiche, sono legati praticamente da sempre da un filo indissolubile che li ha portati a condividere luogo, nome, storia ed anche, almeno fino ad una certa data, destino.

Mi pare quindi assolutamente fuori luogo il sentimento ancora abbastanza comune, benché molto più diffuso in passato, che ci pone in un rapporto di vivace campanilismo gli uni cogli altri e che qualche volta sembra voler invadere anche il campo dello sport che pratichiamo.

Non sono uno che agogna una unificazione amministrativa dei due paesi, fra l’altro già sperimentata con gli esiti che sappiamo in un recente passato (ho qualche conoscente che ha Nettunia come luogo di nascita sulla propria carta d’identità). Mi piace però poter immaginare ed augurarmi che, considerata la storia, almeno per ciò che riguarda specificatamente questo nostro sport d’elezione, dall’unione delle diverse e numerose realtà locali, possa nascere domani un unico grosso gruppo, coeso e rappresentativo come i tanti altri che ho avuto modo di incontrare lungo lo stivale. Una banda di vivaci ciclisti solidali, che faccia, numericamente e qualitativamente, bella mostra di sé in tutte quelle occasioni dove già oggi ci si presenta insieme, ma con maglie di diverso colore.

Non avrei ancora un’idea circa il nome da attribuirgli. Però, avete visto, una cosa è sicura: alla fin fine se ci ficcassimo in mezzo un bel “ANTIUM”, di certo non faremmo torto a nessuno.

 

                                                                                              Lo Scozzese