La partita dello stress

 

L'ipotalamo secerne fattori di rilascio per l'ipofisi per la produzione di ADH e ACTH. L'ADH fronteggia la diminuita volemia mediante la ritenzione idrica e la costrizione dei vasi. L'ACTH agisce a livello corticale surrenale causando il rilascio di cortisolo  e aldosterone. L'aldosterone agisce a livello renale stimolando il riassorbimento di sodio, che per osmosi "trascina" con acqua, contribuendo al ripristino del corretto livello volemico. Il riassorbimento del sodio si accoppia all'escrezione di potassio e ioni idrogeno, la cui deplezione provoca l'acidificazione delle urine e l'alcalinizzazione del sangue, causata in sinergia dall'iperventilazione. Il rene rileva il calo di pressione attraverso la macula densa dell'apparato  iuxtaglomerulare e tramite la secrezione di renina attiva il sistema renina-angiotensina-aldosterone. Il sistema ortosimpatico causa il rilascio di adrenalina e noradrenalina e blablabla… .

Non spaventatevi. Conosco un sistema più semplice ed immediato per definire questo meccanismo biochimico, ma non per questo meno preoccupante: STRESS! Tutto quanto elencato sopra, rappresenta infatti la parte principale di quel particolare meccanismo che scatena questa situazione psico-fisica.

Potrebbe sembrare più un fenomeno legato al cosiddetto “logorio della vita moderna”, ma quello che chiamiamo stress è una condizione che accompagna da sempre la vita dell’uomo ed è la componente naturale di ogni attività. Già i nostri antenati sono riusciti a sopravvivere al loro stato di stress in virtù del programma biologico che è proprio del nostro patrimonio genetico. La concentrazione di adrenalina nel sangue e la conseguente maggiorata efficienza muscolare e cardiaca, la broncodilatazione e la vasocostrizione cutanea, mettevano gli uomini nelle condizioni ottimali per difendersi o sfuggire dai pericoli, esaltando la loro forza fisica ed il coraggio. Oggi viviamo in una giungla differente, quella urbana, ma le reazioni del nostro fisico sono sostanzialmente le stesse. E’ solo il numero di sollecitazioni e la loro tipologia che cambia, con un effetto più subdolo e raffinato. Invece delle belve dobbiamo combattere i rumori, gli ingorghi stradali, il lavoro che non ci gratifica e gli orari innaturali; a me, forse per semplice esasperazione, ormai anche le buche sulla strada provocano stress.

Nell’arco dell’intera giornata tipo, l’organismo viene continuamente stimolato ad una risposta, la quale attiva il sistema nervoso, che in definitiva, mediante il rilascio di adrenalina ci consente di affrontare l’evento.  Fatte queste debite premesse, si potrebbe quindi affermare che un po’ di stress non ha mai fatto male a nessuno. Quando però lo stimolo diventa eccessivo per intensità e durata o perché erroneamente valutato, l’adrenalina subisce un accumulo e la conseguenza più immediata è uno stato di stress anomalo; una situazione che assume valenza patologica.

E non è tanto importante ciò che ci succede, quanto il modo nel quale lo interpretiamo. La risposta allo stress deriva infatti da una serie di fattori che dipendono dalla diversità della natura individuale e si manifesta con strategie mentali e comportamenti finalizzati a controllarla. A parte ciò, chi vuole, può comunque mettere in atto alcuni particolari esercizi che hanno dato prova di efficacia: il “training” autogeno, la meditazione trascendentale, alcuni semplici esercizi respiratori, oppure, molto più facilmente, dedicarsi ad una regolare attività fisica, anche moderata.

Eccoci finalmente arrivati “a dama”. Noi ciclisti, solo per il fatto di pedalare nel fine settimana,  possiamo vantare, ed a ragione, una marcia in più per difenderci!

E’ noto che gli effetti neuropsichici dello sport sono da ricondursi soprattutto alla ridotta percezione del dolore, all’allontanamento degli stati di depressione psichica, al miglioramento dell’umore. Come ho avuto già modo di accennare in un altro articolo, ciò avviene in virtù dell’aumento della concentrazione ematica di sostanze prodotte dal cervello e chiamate endorfine. Dal cervello, poi, le endorfine arrivano agli organi periferici nei quali, la concentrazione, può arrivare a superare anche di cinque volte i valori a riposo essendo collegata all’intensità dello sforzo fisico.

Endorfine contro adrenalina: due ad uno. Secondo tempo, cambio campo. Catenaccio, ragazzi!

 

                                                                                  Lo Scozzese