Gennaio inoltrato. Il cicloamatore
tipo rispolvera la bicicletta e si prepara ad affrontare la nuova stagione. Lo
chiameremo convenzionalmente, guarda caso, Primo. Ricomincia gli allenamenti;
parola d’ordine: “’St’anno ‘n zalita devo annà come ‘n treno!”. Certo, perché è
in salita che sono state scritte le migliori pagine del ciclismo, mica in
pianura o in discesa, quindi chi va bene in salita è sempre guardato ed
additato con rispetto e considerazione. La salita è forza, resistenza,
sofferenza, tecnica, tattica, carattere…insomma la “summa” di tutte le migliori
caratteristiche del ciclista ben dotato. Il nemico principale da battere è però
la forza di gravità la quale, Newton “docet”,
combinata con la massa corporea dell’atleta fornisce il peso; quindi riduzione
del peso uguale minore sforzo necessario
“pe’ azzeccà ‘n gima”, dice un mio parente del frosinate,
di conseguenza, a parità di sforzo, maggiore velocità e quindi minor tempo,
sempre “pe’ azzeccà ‘n gima”, magari prima dei nostri colleghi esterrefatti: qui
sta il bello! (pe’ azzeccà ‘n gima = per salire su)
Primo, allora, prepara un minuzioso piano d’azione. E’
convinto: il nemico va preso di petto su due fronti, quello del peso corporeo e
quello del peso del mezzo e cioè della bicicletta. Inutile, pensa, considerare solo uno dei due fronti: se,
infatti, migliori solo sotto l’aspetto ponderale fisico allora peggiora il
rapporto peso corporeo su peso bicicletta, viceversa, se diminuisci solo il
peso della bicicletta, l’incidenza della diminuzione rispetto ad un peso
corporeo rimasto, al meglio, tale e quale, non sarà significativa.
Primo quindi comincia a lavorare sul peso corporeo. Occorre
in ogni caso mangiare adeguatamente, pena la perdita di massa magra piuttosto
che di quella grassa. Carboidrati? Si, soprattutto prima e dopo gli
allenamenti. Grassi? Pochi e vegetali, il minimo indispensabile. Carne? Si,
serve a mantenere la massa muscolare. Frutta e verdura? In abbondanza, le
vitamine ed i sali minerali sono indispensabili durante l’allenamento. Dolci?
Aboliti. Acqua? A fiumi. Vino? Un quarto a pasto, i polifenoli
aiutano a smaltire i radicali liberi che si formano durante l’attività fisica.
E le uscite? A velocità costante e a circa il settanta massimo ottanta percento
del proprio valore di soglia cardiovascolare; così si bruciano i grassi.
“Benissimo”, pensa Primo, “e fino a qui ci siamo”.
Veniamo ora alla bicicletta. Si chiede: “Ce l’abbiamo un
margine di miglioramento?”. Cerrr…to
che ce l’abbiamo: posso lavorà sulla componentistica”. Vediamo. La cosa più importante è ridurre
il peso delle ruote; le cosiddette “masse volventi”
sono quelle per le quali è più importante un obiettivo di riduzione. “Ho
letto”, ricorda Primo, “che una diminuzione di cinquanta grammi nel peso delle
ruote equivale a ridurre di trecento grammi il peso del telaio”. Primo quindi
vende le sue bellissime ruote marca Tal dei Tali del 2005 ed acquista, con la
modica differenza di 350 €, due altrettanto belle ruote della medesima marca e
modello ma del 2006. Pesano ben trenta grammi in meno! E questa è fatta.
“Adesso”, pensa, “dàje addosso
alla trasmissione!”. Ed allora, via la guarnitura Dura Ace
53/39 nuova di zecca per una FSA Compact 50/34, costo circa 450 €: un buon
guadagno sul peso delle corone ed una ulteriore riduzione dovuta
all’eliminazione di tre maglie alla catena. Fantastico!
“Che me manca?”, continua Primo, “Ah, già! Posso lavorà anche sul manubrio, sulla sella e sul reggisella.
Naturale. Se compro un integrato “curva/pipa” guadagno ancora dai trenta ai cinquanta
grammi, poi metto un reggisella in carbonio e metto una sella sempre in
carbonio con telaio in titanio. ‘Na sciccheria!”.
Risultato: curva/pipa “da paura” 520 €, reggisella ergonomico
e aerodinamico 170 €, sella spaccachiappe 180 €.
Adesso Primo è veramente soddisfatto, prova la bici ma
qualcosa ancora non lo convince. “Un telaio in carbonio”, pensa, “mi aiuterebbe
a smorzare le asperità dell’asfalto, ‘sta sella è proprio un tormento; e poi
oggigiorno, magari via Internet, trovi dei telaiucci
che pesano solo un chilo alla modica cifra di 900 €”. Non ci pensa molto ed il
telaio in carbonio è già nelle sue mani. “Ho fatto un capolavoro”, pensa, “un
miracolo, avevo una bicicletta che pesava ben sette chili e ottocento e questa
che ho adesso ne pesa sette e trecento!”
Siamo a fine stagione. In salita non ha avuto un
miglioramento tangibile e la bici gli ha dato qualche noia meccanica; si sa,
smonta e rimonta, alla fine…
Ma Primo guarda la sua bici, un vero fuscello, e si guarda
allo specchio. Fisico asciuttissimo, pancia praticamente inesistente, muscoli
guizzanti. Sorride compiaciuto, ha vinto la sua personale guerra: ridotto il
peso corporeo, ridotto il peso della bici. Poi, ad un tratto, un lampo gli
attraversa la mente; il sorriso si trasforma in una smorfia ed il viso assume
un’espressione corrucciata.
Ha finalmente realizzato che ciò che s’è ridotto di più in
peso non è stato né il fisico né la bicicletta, bensì la “saccoccia”.
Chi ha vinto la guerra dei pesi? Quelli che conoscono bene
Primo!
Luglio 2006 Lo
Scozzese