La bici universale
Se volessimo parlare di telai di
bicicletta, sarebbe inevitabile arrivare ad osservare che la situazione attuale
vede un mercato caratterizzato da una scelta vastissima di soluzioni tecniche
diverse. I telai moderni possono essere costruiti con pregiati tubi d’alluminio
saldati a Tig, con tubazioni o soluzioni monoscocca in fibre di carbonio, con
tubi trafilati in titanio, senza dimenticare il caro vecchio acciaio che ha
raggiunto recentemente livelli di sofisticazione, per ciò che riguarda le leghe
la loro leggerezza e la loro resistenza, un tempo impensabili. Per non parlare poi di soluzioni che prevedono configurazioni miste
che prevedono, nella stessa struttura, materiali d’origine diversa.
Stesso concetto
vale per le geometrie, giacché, accanto ai disegni tradizionali con tutte le
varianti del frazionamento delle quote e degli angoli, ha ormai preso piede ed
è imperante la struttura “slooping”, senza dimenticare quella definita “compact” che però non è
andata molto di là di alcune soluzioni di successo solo
nei primi anni di questo secolo.
Fortunato è stato il periodo di
qualche decennio, nel quale i telai da corsa erano costruiti esclusivamente con
tubazioni d’acciaio trafilato con spessori standard di 0,6-0,9 millimetri
legati per saldobrasatura.
Era molto più facile allora potersi
orizzontare per trovare la struttura con la giusta misura e con le corrette
inclinazioni e non era raro il fatto che, raggiunto l’obiettivo del telaio
“eccellente”, se n’ordinasse al proprio artigiano una copia esatta, in modo da
avere la sicurezza di una scorta.
L’acciaio ha rappresentato il quasi
raggiungimento dell’obiettivo di costruire una struttura dalla resa dinamica
adatta a tutte le occasioni; ciò in parte però anche per la mancanza di
soluzioni alternative.
Questo fatto è stato completamente
smentito dalla situazione attuale nella quale, la vastità delle proposte di
valore indiscutibile ma finalizzate ad un impiego specifico, ha allontanato il
raggiungimento dell’obiettivo di costruire un telaio con caratteristiche universalmente
valide. La resa di una struttura moderna, infatti, varia moltissimo secondo la
sua geometria ed in rapporto ai materiali ed alle tecniche usate.
Perciò, se un telaio di scorta era il
sogno dei nostri padri a fronte di un traguardo ormai raggiunto, oggi sta
maturando l’aspirazione ad avere un secondo telaio, diverso da quello
posseduto, se non addirittura di una diversa specialissima che si differenzi
dall’altra per campo d’impiego e destinazione temporale.
E’ inevitabile, infatti, che nella situazione
attuale di mercato, uno di noi possegga, ad esempio, un telaio tradizionale in
alluminio e senta i colleghi favoleggiare sulle caratteristiche del carbonio o
del titanio, oppure che sia il fortunato possessore di uno di questi ultimi e
legga sulle riviste specializzate mirabilia sul ritorno del nuovo acciaio,
caratterizzato da leghe e leggerezze eccezionali.
Ci si trova di fronte, pertanto, ad
un’aspirazione abbastanza giustificata poiché oggi è abbastanza facile
distinguere una bici rigida da una prevalentemente reattiva, una dotata da una
geometria aggressiva rispetto ad un’altra caratterizzata da un telaio comodo
adatto alle lunghe distanze, una studiata per la velocità in pianura rispetto
ad un’altra, leggerissima, realizzata espressamente per la salita od un’altra
ancora dalla spiccata stabilità in discesa.
Vero è che la seconda specialissima
non rappresenta una necessità in senso stretto. Si sente spesso dire, e non è
solo un luogo comune, che sulla bicicletta occorrono
in ogni caso buone gambe e buona pompa, intendendo con questa ultima il cuore e
l’intero apparato cardiocircolatorio. Non si può comunque nascondere che
arricchire sapientemente la propria dotazione offra indubbi vantaggi sotto il
profilo delle prestazioni e concorra a creare quell’espediente che può
rilanciare con la novità il nostro interesse e trasformarci, sempre, in
appassionati e motivati ciclisti.
Ci sono colleghi che permutano
spesso la loro bici per acquisirne una nuova, magari tecnologicamente più
avanzata o più leggera. L’operazione, il più delle volte non vantaggiosa sotto
il profilo economico, offre il fianco a qualche rimpianto allorché si viene a
scoprire che la bici venduta o data in permuta, poteva essere utile perlomeno
come bici stagionale da destinare, ad esempio, all’attività invernale ed alle
prime fasi della preparazione, con implicazioni spesso positive per la qualità
e l’intensità dell’allenamento. Senza contare che è facile scoprire come la
nuova specialissima abbia una reattività formidabile ma sia piuttosto scomoda
per un lungo percorso, oppure che essa è eccezionale in salita ma non
altrettanto in pianura.
Secondo il mio modesto avviso quindi,
la sola occasione in cui realmente conviene disfarsi di una bici, è il caso in
cui le quote siano obiettivamente fuori misura.
Non sono pochi gli appassionati che,
seguendo questo concetto, mantengono la loro precedente bicicletta e la
destinano all’attività invernale. Si tratta di un atteggiamento solo in parte
suggerito dal fatto che i chilometraggi e l’impegno in generale sono ridotti,
in realtà esso nasconde anche lo scopo di risparmiare la cosiddetta
“ammiraglia” dalle insidie invernali rappresentate da acqua, fanghiglia o altro
che comportano necessariamente una maggiore usura meccanica e dei pneumatici.
Concludendo è bene considerare che la bici
universale, la bicieclettica vorrei poterla definire
con un gioco di parole, non esiste se non nell’ambizione del progettista e se
uno di noi vuole veramente spaziare in quelle che rappresentano le particolari
peculiarità di ciascun mezzo, è bene che pensi seriamente, sempre che abbia le
possibilità economiche e lo spazio a disposizione, di dotarsi di più di una
bicicletta, trasformandosi, di fatto, in un piccolo collezionista che ha la
possibilità di scegliere di volta in volta il mezzo più adatto al percorso che
intende affrontare. Dal punto di vista della mia personale esperienza, la
considero una ricchezza, col tempo e la pazienza, alla portata di molti ed, obiettivamente,
un fatto di per sé molto bello e gratificante.
Lo
Scozzese