La banda degli endorfinomani
Quando ritorniamo da un’uscita in bici, a parte la
stanchezza, avete mai notato quel sottile senso di calma e di rilassatezza, ed
alcune volte di euforia, che ci coglie? Probabilmente
lo avrete imputato alla soddisfazione per avere finalmente esaudito un legittimo
desiderio e per avere staccato la spina dopo un settimana
di lavoro.
Certamente questi fattori giocano il loro ruolo determinante, ma c’è una causa molto più precisa a
giustificare questa situazione: tutto è dovuto alle endorfine.
Le endorfine sono sostanze organiche prodotte dal nostro
cervello, dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della
morfina e dell’oppio, ma con portata ancora più ampia.
Il loro stesso nome ne caratterizza l’origine e la funzione:
“endo”, nel senso di interno, e “rfina”,
abbreviazione di morfina.
Gli effetti non si limitano a quelli menzionati sopra, ma ci
aiutano a superare il dolore, ci sostengono nello stress, cooperano nella
regolazione della contrazione della parete intestinale, determinano buon umore
ed aiutano a liberare ormoni che addirittura migliorano la fertilità.
Gli “spacciatori” di una tale droga hanno molti nomi: si
chiamano natura, bici, pedalate, discese a capofitto, amici, cadute, gare, e
per pagarli è sufficiente stressarsi in modo sano.
Per quale motivo il nostro organismo produce endorfine è
presto detto. Occorre dare uno sguardo all’evoluzione della specie ed al
principio della sopravvivenza che caratterizza molti dei nostri comportamenti e
meccanismi biologici.
E’ un retaggio di quando l’uomo non si collocava in cima
alla piramide alimentare, ma era lui stesso preda di
bestie feroci che, spesso e volentieri, lo rincorrevano per fare colazione o
pranzo. L’inseguito doveva vincere la paura, la fatica e la stanchezza per non
finire predato. L’organismo lo aiuterà quindi con le endorfine.
Terminato l’inseguimento, l’effetto delle endorfine non
cesserà ma procurerà quell’effetto di rilassatezza e
tranquillità che serviranno a riportare, psicologicamente fisicamente, ad uno
stato normale il nostro povero omino scampato al pericolo.
Naturale che oggigiorno la situazione sia completamente
diversa; non ci sono più bestie feroci che ci vogliono sbranare, almeno nel
puro senso etimologico della parola, ma questo il nostro organismo ancora non l’ha
imparato e, di conseguenza, non appena accenniamo ad un impegno fisico che
somigli a quello provocato dalla fuga dal predatore, il nostro fisico inizia a
produrre comunque endorfine.
Basta semplicemente una mezz’oretta di pedalate e…voilà, il
gioco è fatto; una sensazione di malessere generale od un mal di testa, possono anche sparire, come d’incanto. Terminata la corsa le endorfine rimangono in circolo e ci sentiamo beati,
rilassati e felicemente stanchi per alcune ore.
Che cosa dire del pericolo di assuefazione?
Molti studiosi sostengono che non esista, anche se a dire la verità, non è raro
il caso soprattutto fra coloro che iniziano l’attività
sportiva dopo numerosi anni di sedentarietà, che a fronte della sensazione di
benessere che questa procura, si instauri una sorta di dipendenza che si
manifesta con un interesse quasi maniacale verso la stessa.
Alla stessa stregua, la soppressione della produzione di
questi oppiacei naturali, come conseguenza della cessazione dell’attività
sportiva, arreca dei sintomi di astinenza che si
manifesta con senso di disagio e di malumore.
Un’altra scuola di pensiero, propende invece per il fatto che non ci sia alcun pericolo di assuefazione
in quanto, essendo le endorfine liberate come conseguenza di una serie di sforzi
intensi al fine di combatterne gli effetti, il pericolo sia praticamente
inesistente.
Rimane comunque vera una
considerazione: siamo una banda di drogati. Drogati solo di endorfine,
naturalmente.
Se i veri drogati lo sapessero e ne
provassero gli effetti, probabilmente starebbero molto meglio, così come la
società intera.
Non dimentichiamoci comunque che
per noi la bici, oltre a quanto detto, è anche disciplina ed arte di vivere e
di intendere l’esistenza, e, con endorfine o senza, rischiara e fortifica i
rapporti tra il corpo, lo spirito e le cose che ci circondano. Natura e persone
per prime.