L’apologo della rana
Ritorno spesso ed in diversi modi
sul concetto dello stato delle nostre strade cittadine, a costo di sembrare
noioso e petulante.
L’ho fatto di recente anche sul forum, perché, secondo il
mio modesto avviso, è emblematico di come una situazione
assolutamente intollerabile stia cominciando a far parte, come tantissimi altri
fatti del genere, di quelle cose alle quali sembriamo esserci assuefatti.
Una sorta di rimozione, operata a livello del conscio, di un
qualcosa che viene passato nell'inconscio.
Così come avviene per le tantissime altre cose negative
incontrate sul cammino della vita, nei confronti delle quali poniamo
proprio in questo modo una barriera, una difesa.
Solo se siamo coscienti di una cosa
possiamo provare un sentimento, una gioia, un dolore. Viceversa, se essa è abbandonata
nel subconscio, a meno che qualcuno o qualcosa non la riporti a galla, essa non
può più né giovarci ma, grazie a Dio, tanto meno nuocerci.
E’ un’operazione che, per difendermi da quanto mi accade
intorno, a tutti i livelli, compreso il sociale, onestamente faccio spesso
anch’io.
Mi sto però lentamente accorgendo
che il contenitore delle cose spiacevoli rimosse, forse anche a causa di una
vecchiaia incombente che è servita anche a dare tempo ad un accumulo, non è più
sufficiente. Qualcosa rifiuta di rimanere riposto dove ho tentato di
sospingerlo e rigurgita continuamente, provocando noia e malessere ancora più
di quanto normalmente avrebbe potuto fare. La coscienza d’essermi comportato da
debole quando ho cercato di portarlo fuori dalla
consapevolezza, di non aver immediatamente reagito, mi da ancora maggior
disagio esistenziale.
In poche parole, debbo ammettere
che l’assuefazione non funziona più tanto.
La più ovvia conseguenza è che spesso non vivo
ore serene e, di fronte a certe situazioni, mi sale un moto di
ribellione e di rabbia. Come quando passo per le nostre strade.
E’ una rabbia che però considero assolutamente positiva, e vi spiego subito il perché, raccontandovi,
laddove ancora non lo conosceste, un breve apologo: quello della rana che non
sapeva d’essere cotta.
Una
ranocchietta si trovava a nuotare in una pentola
colma d'acqua fredda.
Un fuocherello era acceso sotto la
pentola, attorno alla quale un gruppo di sperimentatori voleva dimostrare che,
se l'acqua si fosse riscaldata molto lentamente, l’anfibio non si sarebbe accorto di niente.
L'acqua pian piano diventò tiepida e la ranocchietta continuò a nuotare gioiosamente, trovando ciò assai
gradevole.
La temperatura continuò a salire arrivando ad un livello
molto superiore di quanto il batrace potesse continuare ad apprezzare. Infatti
essa cominciò a sentirsi molto affaticata. Ciononostante non si spaventò ne tanto meno si scompose.
Ad un certo punto l'acqua diventò veramente calda e la ranocchia
cominciò a considerare la situazione molto sgradevole. Ma
era già talmente indebolita da non avere la forza di reagire. Perciò continuò a sopportare e non fece nient'altro.
Inesorabilmente la temperatura continuò a salire, fino a
quando l'animaletto finì semplicemente per cuocere e morire.
Gli sperimentatori avevano ragione. Ma se il batrace fosse
stato buttato nell'acqua già a cinquanta gradi, sarebbe balzato fuori dalla pentola immediatamente con un gran balzo!
Ciò serve a dire che quando un cambiamento avviene in modo
sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e, nella maggioranza dei casi,
non suscita nessuna reazione, opposizione o rivolta.
Se osserviamo quello che succede nella
nostra società, anche nel nostro territorio, possiamo osservare come stiamo
subendo una lenta deriva alla quale ci si sta, purtroppo, abituando.
Una quantità di cose che ci avrebbero fatto inorridire
appena 10, 20, o 30 anni fa sono state, poco a poco, banalizzate ed oggi
disturbano a malappena o ci lasciano addirittura assolutamente indifferenti.
Le previsioni più nere sul nostro futuro, invece di
suscitare giuste reazioni e misure di correzione preventive, non fanno altro
che prepararci psicologicamente ad accettare condizioni di vita decadenti se
non drammatiche.
Il continuo martellamento dei media,
satura il cervello che diventa incapace di distinguere correttamente le cose.
Parlare di ciò non è da considerarsi più per un domani ma è
assolutamente per oggi.
Oggi bisogna scegliere fra coscienza o cottura! Perciò, se
non siamo già mezzi cotti come la ranocchia, diamo un
bel colpo di zampe, prima che sia troppo tardi. E se
qualcosa rigurgita dall’inconscio, non cerchiamo di ricacciarlo giù. Ascoltiamo
la nostra coscienza.
Lo Scozzese