L'altra faccia 

 

Al pari di un solido geometrico, un tetraedro ad esempio, anche il ciclismo ha diverse facce: c’è quella di tipo agonistico professionale, su strada o su pista, quella del semiprofessionale, c’è quella amatoriale su circuito, quella, del pari amatoriale, ma delle granfondo, c’è ancora quella del “triathlon”, forse un lontano cugino ma pur sempre dello stesso sangue, c’è quella della “mountain bike” , e, per finire, non va dimenticata quella delle “randonnées”.

Randonnée” è un termine francese che ha lo stesso senso del nostro italiano scorribanda o escursione.

Il verbo “randonner” (si pronuncia comunque randonné) ha invece il senso di scorrazzare, girovagare, gironzolare, e fa riferimento ad una attività prettamente ciclo-escursionistica.

C’è stato un tempo, si parla di buoni vent’anni fa, nel quale in Italia l’attività della quale si parla aveva un discreto seguito; c’erano i Brevetti Audax, strano connubio fra un viaggio svolto coi propri mezzi in bicicletta o una gita collettiva.

Erano manifestazioni queste che si tenevano volontariamente alla larga da quel certo agonismo che comunque serpeggia anche nelle prove amatoriali e che proponevano un ciclismo essenzialmente di scoperta su distanze di tutto rispetto: trecento, quattrocento chilometri e più, percorsi o in un’unica soluzione od a tappe, ma sempre con un limite di tempo all’interno del quale doversi tenere.

La rinascita di questo movimento è iniziata qualche anno fa in Piemonte grazie alla volontà di un gruppo di pionieri che non accettava il fatto che nel nostro Paese ci fosse una sostanziale assenza di un fenomeno che invece, a livello mondiale, conta centinaia e centinaia di appassionati.

Molti sono stati i motivi di questa lunga diserzione. L’italico pedalatore, infatti, ha proprio per le innate caratteristiche del suo carattere latino, una predilezione per l’agonismo e non bisogna inoltre dimenticare che per diversi anni il monopolio della Federciclismo nel settore cicloturistico ed amatoriale, ha di fatto congelato i calendari con prove a velocità controllata e graduatorie, per società, legate a certi particolari tipi di calcoli.

A partire dalla fine dello scorso secolo (strano come la mente corra al800 mentre si sta parlando del ‘900), poco a poco, evento dopo evento, i brevetti si sono rivelati sempre più in auge.

Il loro successo lo si deve al fatto che sono “agili”, in senso lato chiaramente: si pedala su strade aperte al traffico, in ottemperanza assoluta al codice della strada e sotto la propria responsabilità, senza che gli organizzatori siano soggetti a chiedere permessi od autorizzazioni a volte molto difficili da ottenere.

Essi sono anche “leggeri”, sempre in senso lato, perché sono economici: pochi Euro sono sufficienti all’iscrizione potendo comunque contare spesso su un certo numero di ristori o un decoroso “pasta party” finale. Lo scrivente ricorda d’aver partecipato lo scorso anno, assieme a molti di voi, alla 200 km organizzata da Nettuno Bike, costata la modica cifra di 10 Euro e di essersi imbattuto, al rientro, in un’ottima pasta al sugo, buona come in altre occasioni, più costose, non era mai capitato.

Hanno poi un che di “esclusività”, quel sapore pionieristico che ti fa sentire ciclista d’altri tempi, spartano, ancorché dotato di un mezzo tecnologicamente avanzato, con la voglia e la capacità di pedalare molto più a lungo del solito e per tracciati inconsueti.

Sono poi “salutari” perché consentono di disintossicarsi dall’agonismo sfrenato di alcune granfondo.

In Italia, sebbene anche da noi tale movimento abbia fatto notevoli passi in avanti, non esiste ancora una federazione ufficiale. Esiste però una sezione italiana dell’Audax Club Parisien, il glorioso e rinomato ente francese che sovrintende da oltre un secolo sull’omologazione di tutte le “randonnées” del globo, oltre, naturalmente, a quelle italiane.

Sia la sede mondiale che quella italiana dispongono di un sito internet, www.audaxitalia.it, nel quale è possibile reperire tutte le notizie e gli aggiornamenti riguardanti le manifestazioni programmate. Il sito italiano, in particolare, ha un “webmaster” d’eccezione, indovinate un po’ chi? Si tratta del nostro comune amico Tony Lonero della Nettuno Bike, l’oriundo Nettuno-Americano trapiantato dagli Stati Uniti alle nostre parti grazie al gioco del “Baseball”, e che adesso, oltre a parlare nettunese meglio di me e di voi, magari con uno strano ed a volte incomprensibile accento anglosassone, è diventato un appassionato di ciclismo ed in particolare delle “randonnées”. Ha già al suo attivo una Parigi-Brest-Parigi che, com’è risaputo, è lunga ben 1700 chilometri e ne sta preparando un’altra per quest’anno.

Il suo talento e la sua dedizione, lo hanno portato ad organizzare qui da noi la scorsa stagione, una 200 km ed una 300 km che hanno riscosso un discreto successo.

Quest’anno, sempre qui da noi, a cura della stessa mano, sono in programma tre brevetti, rispettivamente di 200, 300 e 400 km, propedeutici, assieme ad una 600 km da completare in una delle zone dove si terrà, all’ammissione con la squadra ufficiale dell’Italia, alla prossima Parigi-Brest-Parigi.

Proprio per la presenza di una tale finalità, si ritiene che quest’anno il successo delle manifestazioni locali sarà ancora maggiore.

Nel caso steste facendoci un pensierino, considerate che per partecipare a “brevetti” e “randonnée”, sebbene siano considerate pure e libere escursioni su strade aperte al traffico, è necessario essere in possesso della tessera d’un ente di promozione sportiva con la qualifica di amatore o cicloturista, accompagnate sempre da un certificato medico di idoneità in corso di validità.

Primo appuntamento per l’undici di marzo prossimo, data nella quale è prevista la 200 km con partenza e rientro da Nettuno presso lo Stadio del Baseball; una cosa alla portata di tutte le gambe ed un’occasione per provare qualcosa di diverso.

E come dice Tony: To try at all is to risk failure but to live we must, frase questa dall’intenso significato che lega benissimo con gli scopi generali dell’attività sportiva, che io ho fatto mia e che sono solito parafrasare nella seguente: “Mettersi alla prova implica il rischio di fallire, ma provare è vivere!”

 

 

                                                                                                          Lo Scozzese