Granfondo - manuale di sopravvivenza

 

Uno degli aspetti della nostra attività sportiva che più ci gratifica e ci diverte, è la partecipazione alle granfondo; perciò dedichiamo parte del nostro tempo ad essa riservato faticosamente, anche alla preparazione ed alla pianificazione di questi eventi.

Essi rappresentano occasioni di divertimento, di evasione e di confronto, dove non ci si misura con il proprio compagno di squadra ormai straconosciuto, né tanto meno con i soliti percorsi e le solite salite.

Lì, invece, è tutto un roteare di gambe estranee ed uno scorrere di strade delle quali normalmente non si sa un bel niente: che ci sarà dopo quello strappetto? Lì sembra che spiani, speriamo non sia un’illusione.

L’ignoto; sarà anche questo che ci affascina. L’Ulisse di dantesca memoria: “Fatti non foste per viver come bruti…” ecc. ecc.

Ci affascina si, ma cerchiamo anche di non arrivare completamente impreparati.

Così, come già accennato, cerchiamo di curare al massimo la preparazione atletica: la tenuta alla lunga distanza, la tolleranza alla sella, il fiato e la resistenza in salita, facciamo un piano d’azione e ci imponiamo delle norme di comportamento articolate su pochi punti essenziali, coscienti del fatto che quella caratteristica d’ignoto che ci affascina nasconde però delle insidie.

Prima fra tutte, manco a dirlo, la partenza. Qui occorre avere occhio vigile, equilibrio sicuro, confidenza con la marcia gomito a gomito, evitare bruschi scarti e cambi repentini di corsia di marcia, essere capaci di mantenere elevate velocità se non si vuol perdere il treno dei migliori e rinunciare a medie degne di nota senza grossissimi sforzi.

Di seguito viene il risparmio delle energie: saper dosare le proprie forze è essenziale soprattutto quando la non conoscenza del percorso consiglia, se non proprio costringe, a mantenere una certa riserva d’energia se non si vuole correre il rischio di fallire l’impresa e non arrivare al traguardo.

Come ho già affermato in altra sede, sono convinto del fatto che in una granfondo, di quelle lunghe e pesanti per intenderci, una delle insidie che aleggiano prepotentemente sui partecipanti, non sia tanto quella di arrivare in coda alla classifica ma proprio quella di non arrivare a causa della stanchezza,  conseguente anche ad un’errata o insufficiente alimentazione.

Assieme al risparmio di energie va quindi considerata la necessità di reintegrare le forze; così assume importanza alimentarsi ed reidratarsi adeguatamente nel corso dell’impegno. E’ un errore madornale, soprattutto quando non si è un fuoriclasse da primi posti in classifica, immaginare che sia conveniente non fermarsi ai ristori per non perdere tempo prezioso; prezioso è proprio quello dedicato a riprendere fiato ed ad assumere liquidi con sali minerali ed alimenti facilmente digeribili e ad alto tenore calorico. L’unica vera alternativa è quella di portarseli dietro, se si preferisce.

Un’altra insidia è poi quella di rimanere soli; è indispensabile cercare un gruppetto al quale unirsi e che abbia il nostro stesso passo. Si può senz’altro immaginare quanto possa essere sconfortante e deleterio affrontare un percorso lungo ed impegnativo senza l’appoggio, anche fisico, di una compagnia.

Fin qui i pochi, ma essenziali punti, che compongono quella sorta di “manuale di sopravvivenza” al quale far riferimento; niente di nuovo o particolarmente interessante in verità. Ciò però mi serve da prologo per affrontare l’argomento della più pericolosa fra le minacce che sono di contorno alle granfondo, forse quella meno scontata ed alla quale spesso non si pensa: parlo dell’insidia del ristorante della sera prima.

Gli albergatori ed i ristoratori che ci ospitano, questo bisogna che tutti lo sappiano bene, normalmente sono gente che quando parla di bicicletta, massimo arriva a pensare ad una “graziella”. Non si rendono minimante conto del tipo di impegno che ci troveremo ad affrontare il giorno dopo. Le tradizioni di ospitalità dei nostri connazionali sono poi proverbiali: la loro è, a dir poco,  una vera e propria missione tendente a far sì che la cena della sera prima sia, a dir poco, indimenticabile.

Per me, infatti, lo è stata in diverse occasioni; per tutta la notte immediatamente seguente ho cercato di dimenticare ciò che m’avevano ammannito sul tavolo, ma non c’è stato verso, mi ritornava sempre su.

Poi però ho capito anch’io ed ho inserito nel mio manuale di sopravvivenza anche questa voce; invito voi, se già non l’avete fatto a fare la stessa cosa. Ricordiamoci bene: la cena dev’essere sobria e leggera, magari meglio se ricca di carboidrati. L’ideale sarebbe, l’ho visto fare ad un “quasi professionista”, spaghetti all’olio e parmigiano e fettina ai ferri, nient’altro.

Ma come si dice? “Fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”. Oppure: “Quando il diavolo ci mette la coda…”.

Voglio raccontarvi, in poche parole, come in una delle ultime occasioni, sia stato facile passare dai sani propositi a cadere nella stessa trappola, complice “Grimilde”, la famosa strega di Biancaneve ed i sette nani.

Siamo in tre alla GF Internazionale del Terminillo; è la sera prima appunto. Consci dell’insidia della quale abbiamo parlato, decidiamo che la cosa migliore sia mangiare una pizza, meglio se “margherita”, meglio anche se due, afferma uno che se ne intende.

Cerchiamo una pizzeria; la “reclame” di un ristorante locale, fra l’altro convenzionato con la manifestazione, ci attrae. Una volta entrati però ci accorgiamo con dispiacere che, malgrado la “reclame”, di pizza non se ne parla proprio. A questo punto fare “dietrofront” ci sembra poco cortese, e poi anche un buon piatto di pasta può fare al caso. Il locale ristorante inoltre, è accogliente e dotato di un maxi-schermo dove impera una delle più importanti partite dell’Italia agli ultimi mondiali: una cosa proprio da non perdere.

Ci sediamo ed il gestore ci propone un primo ed un secondo oppure un antipastino e due assaggini di pasta. Ci offre anche del vino della casa.

Ripasso mentalmente il mio manuale di sopravvivenza; dico no al vino e m’informo sulla composizione sia dell’antipasto che dei due “assaggini”. Lui insiste sul vino, poco dice, e per quanto riguarda l’antipasto ci informa che ci saranno verdure alla griglia, prosciutto, qualche sottaceto…solite cose…sane…leggere. “Va bene”, dico allora, “e per quanto riguarda i primi?”.  “Fettuccine ai funghi e gnocchi al ragù”, risponde. I nostri sguardi si illuminano; certo non è il massimo, però a pensarci bene gli gnocchi sono carboidrati seri, mica chiacchiere, e le fettuccine pure. Poi, si sa, l’uomo per sua natura è debole nella mente e nella carne. Ci lasciamo trascinare. Ma non è tutto.

Inizia la processione dell’antipastino: un piattino di questo, un piattino di quello, prendi questo, passami quello. Il tutto è servito da un’affascinate ragazza extra-comunitaria. Assolutamente stonato l’ultimo aggettivo, era la bellezza in persona; di così ne vorremmo a bizzeffe di “extra-comunitarie”. Viso di porcellana, capelli biondi lucentissimi raccolti in una lunga treccia, veste rossa da cameriera impeccabile ed attillata a sottolineare un corpo leggero e formoso al tempo stesso; con movenze veloci sembrava volare sul pavimento che calpestava. Biancaneve, la Bella Addormentata, Cenerentola? Biancaneve, sicuramente! Chi altri se no.

Non sapevamo più dove guardare, i piatti dove stavamo mangiando, il maxi-schermo con l’Italia o Biancaneve. Ma era lei che catturava maggiormente i nostri sguardi e proprio Biancaneve, in uno dei giri dei piatti di “antipastini”, approfittando di questa sua forza, ha lasciato scivolare sul tavolo con estrema noncuranza, mentre eravamo nuovamente attratti dal suo viso, un piatto di fumanti e veri “facioli co’ le cotiche”; anzi, più cotiche che “facioli”. AAARRRGHHH! Ecco l’attentato! Prima o poi c’era da aspettarselo.

Sul quel che è seguito voglio tacere lasciandolo alla vostra immaginazione.

“Cherchez la femme”, cercate la donna, recita un famoso detto francese. C’è sempre una donna di mezzo agli accadimenti avversi, potremmo parafrasare. Altro che Biancaneve, era Grimilde, la strega brutta e cattiva, altro personaggio, ma ben diverso, della medesima favola.

In questa veste, per indigestione, il goloso e l’ingordo, miei compagni d’avventura, l’hanno sognata per tutta la notte. Io invece l’ho passata a ripassare ancora una volta il “manuale di sopravvivenza”.

                                                                                 

                                                                                                          Lo Scozzese