“Gemelle democratiche”. Sembrerebbe una delle definizioni di un cruciverba, ma non
è così. Però se fosse così sarebbe più che plausibile la risposta seguente: le ruote della bici.
Sono due e sono praticamente gemelle,
ma…democratiche, in che senso? Vediamo allora.
In moltissime occasioni, mentre pedalavo in mezzo al mio
gruppo o quando ho incontrato gruppi di altri ciclisti
sfoggianti maglie delle più diverse associazioni, ho fatto le riflessioni che
seguono.
Dando un’occhiata attenta alla loro composizione, ho
notato come all’interno ci sia posto per tutti: alti e bassi, magri e grassi,
giovani e meno giovani. Recentemente poi, cosa che naturalmente nessuno di noi
oserebbe disprezzare, spiccano le forme, messe in risalto da bellissime tenute,
di graziose ragazze e giovani signore.
Tutto ciò mi ha stimolato a concludere
che evidentemente deve esistere uno stretto legame fra le due ruote e la
democrazia.
Il ciclista è infatti
intrinsecamente democratico per l’atteggiamento di moderazione che,
evidentemente, il mezzo impone: né arrogante ed altezzoso, né dimesso e
succube.
Certo, lo sappiamo, questa non è la regola, esistono come in tutte le cose
le eccezioni; ma di questo parleremo in altra occasione.
Sta di fatto comunque che la bicicletta,
differentemente da altri mezzi di trasporto, porta, se non obbliga, a dialogare
con tutti, inoltre non sfrutta le forze altrui ma essenzialmente le proprie,
non inquina l’ambiente e pretende, da chi esige d’essere ben servito,
allenamento, sforzo e dedizione costante oltre che di attente e minuziose cure.
Rappresenta la democrazia del gruppo degli uguali che
procedono fianco a fianco, il muratore con l’ingegnere, l’operaio con il
professionista, indipendentemente da estrazione, cultura, idee politiche e
possibilità economiche.
Così come all’interno dell’organizzazione sociale
democratica, consente l’esistenza dell’aristocrazia del gruppetto dei migliori
che in qualche occasione si distaccano dal gruppo principale,
ed accetta, anzi celebra, il “principe” della strada che sarà primo al
traguardo.
Lo stesso riunirsi in associazioni che caratterizza, in
particolare, il mondo del ciclismo amatoriale, è sintomo della sua
democraticità, e dove le associazioni prosperano, la vita democratica gode
generalmente di buona salute; consideriamo ad esempio la realtà di Anzio, Nettuno e zone limitrofe laddove è tutto un
pullulare di maglie di associazioni amatoriali diverse.
Proprio all’interno delle loro associazioni, poi, i ciclisti
praticano le più elementari regole della democrazia, come ad esempio il
pagamento puntuale e preciso delle quote associative, la partecipazione alle
attività sociali ed alle assemblee, la saggezza nella libera scelta di coloro che andranno a far parte degli organi direttivi,
l’obbligo di rispettarsi e rispettare i colleghi appartenenti ad altre
associazioni oltre che a curare con queste ultime gli scambi di esperienza.
Quindi, probabilmente non ce ne accorgiamo,
ma noi, baldanzosi, animosi ed allegri nonché coloratissimi ciclisti che
fondiamo e curiamo le nostre associazioni anche con i metodi più moderni, come
quello rappresentato dal sito dove state leggendo queste righe, e che ogni fine
settimana ci ritroviamo per pedalare insieme, rappresentiamo un esempio estremamente
calzante di cosa significhi “democrazia”.
Non dimentichiamoci affatto poi che pedalando e soprattutto
pedalando in compagnia, ci manteniamo in salute e viviamo più a lungo di chi
non pedala o pedala solitario e, badate bene, questo per l’organizzazione della
società civile è un grosso vantaggio!
E adesso, colleghi miei carissimi, che avete letto queste
quattro righe e che vi siete convinti e magari caricati come coloro che si
sentono portabandiera di giustizia, andatelo a
spiegare a quelli che ci strombazzano spazientiti imprecando nei nostri
confronti quando non riescono a passare e che sicuramente in cuor loro
esclameranno:”Annàte a lavorà!”.
Ma cercate d’essere pazienti,
aspettate democraticamente solo un
attimo!
Lo
Scozzese