Se e quando leggerete queste righe, molto probabilmente sarà
passato del tempo rispetto ai fatti che vi trovano posto, ma spero che ciò non
sia sufficiente a cancellarne la peculiarità.
Assieme ad un amico a voi molto noto, siamo stati recentemente
a correre la GF degli Etruschi in MTB.
Come ho avuto già modo di
documentare in un breve resoconto antecedente, la giornata è stata
caratterizzata dal fatto, fra gli altri, che il tracciato previsto si
presentava per lo più molto fangoso, al punto che sia noi che le bici si sono
sporcate in modo tale da essere irriconoscibili.
Fortunatamente l’organizzazione, così com’è consuetudine,
aveva previsto una postazione per il lavaggio: in sostanza non più che una
fontanella dotata di tubo di gomma.
Ciò però ci ha consentito di togliere almeno lo strato più
pesante ed evidente della fanghiglia che s’era appiccicata dappertutto, sulle
ruote come sul telaio, sotto e sopra la sella, sui pedali e via discorrendo.
Naturalmente è inutile aggiungere che, tornati a casa, sarebbe stato opportuno lavare a fondo e minuziosamente ogni
parte della bicicletta, provvedendo a lubrificare le parti in movimento.
Debbo però confessarvi che, un po’ per
mancanza di tempo ed un po’ per pigrizia, la mia MTB è rimasta appoggiata sul
suo cavalletto per un certo numero di giorni, senza che nessuno si curasse di
lei.
Oggi, finalmente, essendo libero da impegni pressanti, ho
deciso che era venuto il momento di dedicare ad essa
il tempo che meritava, visto il divertimento che mi procura.
Così l’ho riportata all’aperto, ho preparato il necessario
per una pulitura minuziosa, ho tirato a me il tubo di gomma dopo aver aperto il
rubinetto per provvedere ad una prima bagnata.
E’ stato proprio in questo momento che mi sono accorto che
in alcuni punti, malgrado l’attenzione, era rimasto
del fango, in particolare negli interstizi di uno dei pedali.
Grande è stata la mia meraviglia quando, proprio su questa
piccola toppa di fango, probabilmente a causa della temperatura e dell’umidità
dell’ambiente dove normalmente staziona la bici e per
altri fatti del tutto naturali, era nata una piantina!
Sarà stata una banale cicoria o una più importante quercia,
fatto sta che ho subito pensato: “E’ pur vero che la
bicicletta è uno sport ecologico per eccellenza, praticato sempre all’aria
aperta ed a contatto con la natura, ma che la simbiosi fra la MTB e quest’ultima raggiungesse tali estremi non me lo sarei mai
immaginato”.
Per ricordo, ed anche per vedere di cosa effettivamente si
tratti, ho trapiantato la neonata in un vasetto e, per il momento, vista anche
l’immaturità, la tengo in incubatrice.
Vi terrò informati sulla sua crescita.
Lo
Scozzese