Che spettacolo quella
fata!
Non
capita di sovente qui che l’aria sia sufficientemente tersa
da consentire una visione a lungo raggio; il mare contribuisce a far stagnare
sempre una cappa di umido che, oltre a permeare le ossa di noi poveri vecchi,
rende l’orizzonte sempre piuttosto lattiginoso.
Quando però succede, allora è veramente uno spettacolo.
E’ come se su un palcoscenico sul quale normalmente è montato un solo fondale,
ne fossero invece installati diversi e sovrapposti,
per dare alla visione, in definitiva, una percezione inusitata: il senso della
profondità.
E’ in questo modo che, finalmente, dettagli e colori si percepiscono e lo
sguardo si sofferma incredulo ad ammirare scorci prima insospettabili.
In questa evenienza, chi può, non può lasciarsi
scappare l’occasione e deve inforcare la bicicletta per andarsene verso monte,
perché salendo di quota, se si è particolarmente fortunati si possono
intravedere in lontananza anche le pendici del Vesuvio.
Se però non si fosse così favoriti dalla sorte, si può comunque godere della
vista dei monti dalla pianura e da questi stessi l’occhio può soffermarsi su
paesi e città che costellano la spianata sotto di essi, fino al mare, dove non
è raro poter vedere anche alcune delle isole Pontine
più prossime: Ponza, Palmarola e Zannone.
A me, però, non era mai capitato il colpo di fortuna che ho avuto la settimana
scorsa, quando le isole anzidette mi sono apparse talmente chiare e vicine da
ritenerle addirittura a portata di bici, se non fosse per il fatto che so
esistere un bel braccio di mare a dividerci.
E poi le dimensioni: non le avevo mai viste così
grandi! Almeno
cinque volte il normale. Neanche quella volta che, viaggiando in bici sul
litorale in una notte tersa, forse rimbecillito di sonno e fatica ho scambiato Ponza e le sue luci per una mastodontica nave
da crociera.
Mi accorsi che non poteva essere così solo dopo che notai che il transatlantico
non si spostava di un metro né in un senso e né nell’altro.
Ora, tornando a noi, non mi ricordo bene come, dove e perché, il giorno stesso
(quando si dice il caso) ho sentito parlare dell’effetto ottico che consente di
percepire spesso le coste della Calabria, dalla Sicilia e viceversa, come
fossero molto più vicine del consueto. Pare sia una conseguenza che deriverebbe
dalla particolare stratificazione di flussi d’aria di densità diversa che aleggiano sulla superficie del mare e che a volte compongono
una sorta di lente d’ingrandimento. Una specie di miraggio.
Fata Morgana, la chiamano. Non so se il fenomeno sia producibile anche sulla
terra ferma.
In ogni caso, sentite: alla luce dell’esperienza vissuta, debbo
dire che ‘sta Fata è proprio un gran bel fenomeno!
La prossima volta, se me lo consentirà, le scatto una foto. Magari mi pongo
anch’io sullo sfondo: chissà che non riesca ad apparire leggermente più grande.