Ecco l’idea!

 

Una volta c’erano gli atlanti. Anche adesso ci sono, però una volta atlante era sinonimo di una famosa casa editrice nazionale. Io la ricordo fin da tenerissima età. Gli atlanti m’hanno sempre affascinato, soprattutto da bambino, allorquando la fervida fantasia consentiva di fare lunghi ed avventurosi viaggi soltanto sfogliandone le grandi pagine colorate.

Ne ricordo uno in particolare che mi colpì particolarmente; lo vinsi ad un concorso per ragazzi, un anno che andai in colonia marina sulla riviera romagnola, molto prima che fosse metà delle  attuali scorazzate sulle colline circostanti quei luoghi, in occasione di una delle granfondo più blasonate. C’era riportata, per immagini, la storia dell’evoluzione fisica della nostra penisola, da quando era formata semplicemente da un arcipelago di piccole isole sparse nel grande oceano della Tetide, coronate da una acerba e discontinua cerchia di piccoli monti nascenti, le Alpi, fino allo stato attuale.

Chissà che fine avrà fatto quel piccolo atlante; non l’ho più trovato. Qualcuno dei miei numerosi fratelli deve avermelo “seccato”, così come spesso, un tempo, i fratelli minori erano costretti a “seccarti”  indumenti d’ogni genere e libri scolastici. In una famiglia numerosa come la mia, l’ultimo arrivato era costretto a portarsi a scuola, non più il libro intero, ma una dispensa alla volta, tanto il volume era ormai malridotto. La società dell’opulenza d’oggi, probabilmente non ricorda più queste cose, che se le ricordasse saremmo tutti migliori e le piccole e grandi sorprese che ci riserva la vita avrebbero un sapore più spiccato.

Adesso però lasciamo da parte queste divagazioni e ritorniamo al discorso originario: volevo sottolineare che quella casa editrice della quale parlavo, e che mi è stata cara compagna negli anni della mia infanzia e giovinezza, ha perso la sua identità originale.

Non ci sono più nuove terre da scoprire. I confini di quelle che ci sono, ogni tanto vengono ripartiti in modo diverso a causa di grandi o piccole guerre, ma sostanzialmente non cambia poi molto.

Siamo andati sulla Luna, forse nessuno se lo ricorda più, e, attraverso le centinaia di migliaia di fotografie scattate dalle sonde in orbita intorno ad essa, siamo in grado di riprodurre dettagliatamente delle mappe della superficie. Ma a chi interessa?

Lo stesso dicasi per Marte. Venere rimane per lo più ancora da scoprire. Sarà forse perché Venere e sinonimo di donna: un mistero, malgrado i milioni di anni spesi dal genere maschile a studiarne comportamenti e mentalità.

Comunque vale lo stesso discorso fatto sopra: a chi interessa un atlante della Luna, di Marte o di Venere?

Ed allora, si può continuare ad andare avanti solo pubblicando atlanti?

L’obiettivo di ogni azienda che si rispetti è la crescita, di fatturato soprattutto, quindi, in un mercato ormai chiuso è giocoforza diversificarsi.

Qualcuno particolarmente dotato, di intelligenza prima e furbizia poi, partorisce l’idea.

Dapprima un timido approccio attraverso il canale dei settimanali: chi ricorda le pubblicazioni a dispense che venivano distribuite attraverso il periodico Epoca edito da Mondatori?

Da qualche parte mio padre deve ancora avere “Il mondo in cui viviamo”, dalla nascita della terra alla preistoria.

Poi, a valanga, svincolate dal discorso dei settimanali, una serie infinita di pubblicazioni di tutti i generi, in sintonia o meno rispetto alla vocazione originale di quell’editore: un atlante geografico, un atlante storico, un dizionario enciclopedico, un ricettario per cucina, un manuale di giardinaggio, un manuale di bricolage, gli aeroplani dell’ultima guerra da montare personalmente, il galeone spagnolo, la moto di Libero Liberati, la Ferrari di Manuel Fangio e bla bla bla…!

La bontà dell’idea sta nel  duplice risultato di stimolare la fantasia ed il desiderio di coloro ai quali piace raccogliere qualsiasi cosa, dai francobolli alle figurine illustrate, dalle biglie colorate ai tappi delle bibite, e la convinzione che questo tipo di approccio comporti una congruo risparmio.  Ma quale risparmio! Fatti i conti alla fine, se va bene, hai speso almeno una volta e mezza quanto costerebbe comprare subito una cosa simile, magari qualitativamente migliore. Psicologicamente poi, l’attesa della prossima dispensa, magari reclamizzata a gran voce in quella precedente, rappresenta per la stragrande maggioranza degli “umani” un richiamo irresistibile, una trappola micidiale. Ho visto gente aggirarsi furtivamente nei pressi dell’edicola e nascondersi dietro agli alberi in attesa dell’arrivo del furgone delle consegne.

La prima dispensa ha poi sempre nascosto un amo ben appuntito al quale, generalmente, i più non possono far a meno d’abboccare: un regalo magnifico ed il tutto, dispensa compresa, ad un prezzo che è una frazione rispetto a quello praticato dalla seconda dispensa in poi.

C’è gente che compra regolarmente solo la prima dispensa ed ha la casa piena di cose inutili: la guida all’antiquariato, il coltellino per tagliare la parte apicale dei funghi, la custodia in plastica per la riproduzione perfetta di una Beretta calibro 45 e quella, sempre in plastica, per la riproduzione di una macchina fotografica Leica reflex, perfettamente funzionante; quella che hanno usato anche i fratelli Lumière prima di inventare la macchina da presa cinematografica.

A questo punto l’unica nostra speranza sarebbe che presto esca anche la “Specialissima a dispense” e che, con la prima uscita, alla modica cifra di cinque Euro, venga consegnato un telaio monoscocca in carbonio. Magari ci accontenteremmo anche di un fasciato.

Il gruppo e tutto il resto ce lo comperiamo naturalmente da un’altra parte. Possiamo stare lì ad aspettare che ci diano le sfere per i mozzi delle ruote, il tappo per l’attacco “aheadset”, il batticatena, tre raggi alla volta, dieci centimetri di nastro per il manubrio e tutto il resto nelle trecentoquarantanove dispense successive per un costo totale complessivo di € 11.880,00?

E poi, quelle quattro storielle tecniche che sarebbero costretti a raccontare nella dispensa “allegata”, per mascherare, in malo modo, quello che ha tutti i connotati di un raggiro, sono certo che le conosciamo meglio noi.

Notizia dell’ultima ora. Qualcuno, come volevasi dimostrare,  ha effettivamente e finalmente pensato anche ai ciclisti; il loro numero aumenta sempre più e conseguentemente anche le possibilità di fare affari.

E’ uscita una raccolta a dispense contenente dei DVD dove sono illustrate le caratteristiche delle più famose salite, della tecnica e della preparazione per affrontarle. Naturalmente il costo del primo DVD è simbolico, ma un rapido calcolo porta a scoprire che la spesa richiesta per avere la raccolta completa si aggirerà sui 500 Euro, che somigliano molto ad un milione delle vecchie lire. Ma fatemi il piacere!

 

                                                                                              Lo Scozzese