Curve pericolose 

 

Domenica mattina, stagione indefinita, consueta direttrice verso monte o verso mare.

Un gruppo incrocia un altro ed entusiasta si aggancia. Naturale in questi casi guardarsi, anzi meglio, studiarsi vicendevolmente; un’occhiata rapida e sfuggente in faccia al ciclista e poi giù; lo sguardo va subito alla bicicletta. Il mezzo viene esaminato minuziosamente al  microscopio: marca, gruppo, ruote, gomme. Non sfuggono neanche gli accessori: pompa, borraccia, porta-borraccia, borsetta porta-ferri, cornetto rosso antimalocchio e anticadute. L’occhio passa poi ad esaminare il ciclista: giovane, meno giovane, pedala bene, pedala male, usa un rapporto corretto o meno, com’è la divisa, a che gruppo appartiene, viene da vicino, viene da lontano; quanti chilometri avrà già nelle gambe? Mo’ gli faccio vedere chi sono! Normale no?

Una volta esaminato a dovere il tuo accidentale compagno ed esauriti i “convenevoli” più importanti, si trova anche l’occasione per lanciargli un sorriso ed un saluto; poi lo sguardo spazia avanti.

Stessa trafila con chi ti fa da battistrada, e con quello accanto e, se possibile, con quello più avanti ancora.

E’ proprio lì che ad un certo punto si nota una gamba più tornita e flessuosa del consueto ed un bacino stranamente sinuoso ed armonico. Poi ancora, si nota uno strano avvicendarsi alle costole di questo particolare ciclista. Pare che tutti siano interessati a stargli accanto. Si alzano gli occhi e si nota una lunga crocchia di capelli raccolti a treccia ad evitare che svolazzino vittime del vento.  Si guarda bene bene e poi si realizza: cavolo…una donna! Come se non fosse normale incontrarne una.

Ma vi ricordate l’analisi grammaticale delle scuole elementari? Donna: nome comune, numero singolare, genere femminile.

Comune proprio no. Numero singolare certo: e’ una sola! Genere femminile: ovviamente.

Così detta sembra la descrizione di una situazione attuale, ma non è proprio così; si tratta della descrizione di una realtà  di diversi anni fa.

Poi qualcosa deve essere accaduto; qualcuno sostiene che siano stati i successi di personaggi famosissimi come il povero Pantani o del bel toscano Cipollini che hanno fatto si che il sesso femminile si sia e si stia accostando sempre di più al nostro sport.

Quindi, tutto inalterato nella descrizione riportata sopra, salvo il fatto che l’incontro con un ciclista di genere femminile è diventato per lo più la norma.

La cosa, inutile dirlo, non ci dispiace: com’è bello infatti pedalare con nelle vicinanze una rappresentante del gentil sesso.

Quanto sono belle con quelle loro coloratissime divise attillate, caschetto che lascia intravedere una lunga e fluente chioma di capelli inanellati, corpo asciutto grazie alla bicicletta e generoso ed accattivante nello stesso tempo.

Non è raro poi che, trovandoti non tanto casualmente, confessiamolo, a ruota, una scia di primaverile ed inebriante profumo ti arrivi a solleticare le narici. Sarà il deodorante o sarà un’acqua di “toilette”, quello che è certo è che non si tratta sicuramente di dopobarba!

A ruota, abbiamo detto, certo! ‘Ste ragazze, non è che siano poi così fisicamente debolucce come si potrebbe immaginare, anzi!

Anche alle manifestazioni “fuori porta” poi, e cioè alle granfondo, si nota anno dopo anno lo stesso fenomeno: una sempre maggiore affluenza del sesso femminile.

Lo scrivente può documentare che quest’anno, avendo partecipato alla Nove Colli ed avendo scelto di fare il percorso lungo, quasi quasi erano più le donne incontrate che gli uomini; magari, confesso, anche per il fatto che, avendo preso il percorso più sotto l’aspetto turistico che agonistico, mi sono attardato in coda ai partecipanti ed è qui, anche per la loro innata moderazione, che spesso loro si raccolgono. In ogni caso erano proprio tante!

Questo mi porta anche a spezzare una lancia, se ce ne fosse ancora bisogno, a favore della loro maggiore fantasia, voglia d’avventura e capacità di soffrire nel fisico e nella mente.

Notevole poi la partecipazione di ciclisti al femminile provenienti da altri paesi d’Europa, sintomo questo che, probabilmente nel nostro paese abbiamo ancora un buon margine di crescita. Meglio così! Aspettiamoci sempre di meglio.

“Le donne sono la rovina del mondo”, si dice generalmente; ma questo noi ciclisti non ci sogniamo assolutamente né di dirlo né di pensarlo, sintomo ulteriore della nostra, chiamiamola pure, democraticità.

Venite pure donne, venite a vedere quanto sia bello, motivante e ricreante questo sport. Venite a vedere come sono belle le strade ed il panorama fuori dallo spazio ristretto delle lamiere di un’auto e com’è bello stare insieme in corsa e sentire il vento che t’accarezza il viso.

Però, ciò detto, voglio raccomandare a noi signori maschietti: per favore, cerchiamo di stare attenti alle “curve”!

 

                                                                                                          Lo Scozzese