Ciclobolario (dispensa n° 2) 

 

Càmbio: sm, l’azione di cambiare posizione di testa. Nella fattispecie identifica l’atto di fornire al ciclista che apre la fila un giusto avvicendamento in una posizione che necessita di una maggiore forza per vincere la resistenza del mezzo all’incedere. E’ termine assai raro, forse in disuso. “J’ho dato er cambio”, locuzione  che determina un’aspettativa di riconoscimento di nobiltà d’animo da parte di chi ascolta. “Chio fregno ha sartato er cambio”, locuzione con senso vagamente spregiativo nei confronti di colui che si defila (vedi).

 

Capézza: sf, fune o correggia che serve a tenere legato il cavallo od altra bestia per il capo. Il termine è usato nella locuzione “annà a capezza” quando il ciclista procede appiedato (vedi) trascinandosi dietro la bicicletta tenendola per il manubrio a causa di crampi (vedi), forature o altro come, ad esempio, nel corso di granfondo particolarmente impegnative. “L’ho visto annà  a capezza”, dispregiativo vagamente compassionevole.

 

Còtta: sf, (da cuocere). Situazione psico-fisica particolare del ciclista non più in grado di manifestare brillantezza d’azione. “Ha pijàto ‘na cotta”, è andato in crisi (vedi), è affranto (vedi), non connette, sbarella (vedi), zig-zaga (vedi).

 

Cràmpo: sm, dolore improvviso ed intensissimo localizzato ai muscoli delle gambe dovuto a contrazione involontaria. E’ causato da sovrasforzo, mancanza di zuccheri e sali minerali, intensa sudorazione, scarso allenamento, uso di rapporti inadeguati. E’ il sintomo più ricorrente del ciclista fuori forma. La diminuzione della velocità ed un ritmo più elevato di pedalata aiuta a ritrovare quel minimo di vitalità che consenta di ritornare alla propria casa. Non sono rari i casi di recupero della brillantezza a mezzo di un provvidenziale “taxi” o carro scopa.

 

Crìsi: sf, termine di significato simile a “cotta” ma rappresentante una situazione ancora più profonda, tale da portare in breve ad appiedamento. “E’ ito ‘n crisi”, s’è dovuto fermare, siamo stati costretti ad aspettarlo.

 

Danseuse: sf franc, ballerina, danzatrice. Fa parte della locuzione “en danseuse”, riferita all’affrontare una salita staccando il perineo dalla sella, spostando il busto in avanti a gravare sul manubrio menando le chiappe di qua e di là in un movimento ritmico ed elegante con lo scopo di vincere più facilmente la pendenza. Per essere efficace richiede coordinamento e tecnica non comune ed una certa dose di eleganza condita da un certo senso del ritmo. Meglio se eseguita con l’ausilio di un MP3 e cuffiette.

 

Defilàrsi: vtr rifless, l’azione di portarsi in coda al gruppo in imminenza del proprio turno a tirare. E’ ritenuta azione disdicevole e provoca spesso la giusta reazione del passista (vedi).

 

Dosso: sm, corta ed insignificante salita. Particolare conformazione del terreno atta a scatenare una “bagarre”. Implica nel gruppo,  assolutamente tranquillo fino a giungervi a ridosso, un immediato cambio di atmosfera. La velocità nel chilometro che lo precede si riduce notevolmente a cercare un recupero delle energie. La sua vista provoca un collettivo smanettamento sul cambio alla ricerca del rapporto più adatto alla “bagarre” che inevitabilmente scatterà con conseguente brusca accelerazione e ripetuti sorpassi da destra e da sinistra. Famosi sono il dosso sopra lo sbocco a mare del fosso “Moscarello” nei pressi della Centrale Nucleare di Latina e quello delle Ferriere nei pressi di Borgo Montello.

 

Forisèlla: sf, vedi “en danseuse”. Situazione che si realizza allontanando il perineo dalla sella, alzandosi sui pedali e menando il sedere alternativamente a destra ed a sinistra pedalando ritmicamente. Si usa di frequente per rilanciare la propria velocità o per vincere un’asperità del percorso. Usata spesso anche per sgranchire i muscoli. “Me sò fatto tutta Sermoneta ‘n forisèlla”, sono un campione.

 

Menà: vtr, l’azione di muovere le mani con l’intento di colpire altra persona. Nel caso identifica  l’intraprendere un’azione tale da costringere alla crisi (vedi) l’avversario di gara o il proprio compagno di squadra (pe’ scherzà). “A’mo menàto forte”, abbiamo fatto un’azione fulminante.

 

Mollà: vint, azione volontaria del ciclista stufo di incedere al di sopra delle proprie reali possibilità atletiche. Si estrinseca mediante repentino rallentamento ed istintive imprecazioni (‘tacci vostra!) articolate sottovoce per non dare soddisfazione a chi ha provocato tale azione.

 

                                                                                                          Lo Scozzese