Quando, a proposito della “GF
Pedalando in Sabina”, ho avuto modo di considerare che non sempre queste
manifestazioni mantengono quanto promesso sulla carta, ho anche dimenticato di
aggiungere che ce ne sono alcune che, al contrario, lo fanno.
E’ esattamente il caso della GF “Giro dei Monti Prenestini “ di Genazzano che ha praticamente onorato tutte le aspettative dei partecipanti,
a partire però da quella generalmente meno gradita e cioè dalla durezza del
percorso.
Quest’ultimo infatti,
che destava già qualche sospetto sulla carta, si è rivelato, almeno a detta di
molti, più impegnativo di quanto si potesse immaginare.
Fra l’altro, a causa sembra di una festa in corso nel paese
di San Vito, si è resa necessaria una deviazione che da una parte ha allungato
di non poco il percorso e dall’altra ne ha inasprito abbastanza anche
l’altimetria.
Sempre a proposito di quest’ultima
sembra poi che l’organizzazione abbia fatto un balzano errore, sostenendo che
il dislivello complessivo si aggirasse sui millequattrocento metri, mentre
invece alla resa dei conti, deviazione compresa, il cardio
del nostro Mario segnava un dislivello complessivo che superava abbondantemente
i duemila metri, che su centotrenta chilometri complessivi di percorso non sono
certo pochi.
Già alla partenza è stato facile “mangiare la foglia” e dare
credito al vecchio detto che recita: ”il buongiorno si
vede dal mattino”. Non abbiamo fatto infatti più che
qualche decina di metri ed è subito risultato necessario superare un muro che
ai più ha fatto venire subito il fiatone, ad altri ha provocato un “fuori
soglia” a freddo col rischio di un infarto ed a qualcuno ha causato dei conati di vomito. Fra l’altro è
questo il momento nel quale tutti, sbagliando, si affannano a tenere il ritmo
dei più forti, e quindi è stato ancora peggio.
Se osservate la figura riportata sopra
è facile riconoscere questo breve ma durissimo tratto, per il fatto che alla
partenza è subito visibile un’impennata.
Una discesa verso Valmontone e
siamo di nuovo saliti a Genazzano; riscaldamento praticamente zero.
Per raggiungere San Vito, a causa della deviazione
anzidetta, è stato necessario fare due tratti di salita interrotti da una
discesa anziché uno solo.
Per non parlare poi della salita ad Arcinazzo
ed ai suoi altopiani; sedici chilometri infiniti quando la fatica si comincia a
sentire nelle gambe.
Ci si aspettava poi tutta discesa o poco più, ma non è stato
così; dopo Arcinazzo si risale, poi si riscende, poi
si risale di nuovo per riscendere ancora e trovare, finalmente, la strada
vallonata che conduce verso Palestrina e Genazzano.
Meno male che il paesaggio circostante, se si ha voglia e
testa per guardarlo, mitiga non poco la fatica del percorso.
Per il resto, tutto bene direi, se
si esclude solo il fatto che il primo ristoro idrico ha tardato un po’ a farsi raggiungere.
Buona, anzi ottima sia la scorta tecnica che quella medica.
Qualcuno di noi ha purtroppo dovuto e potuto anche
documentare l’estrema gentilezza ed efficienza dei conducenti del “carro
scopa”, fra l’altro molto indaffarati nel corso di questa GF, visto che ben 35 atleti su 210 si sono ritirati. In
particolare io, invece, posso documentare l’estrema solerzia di un componente della scorta che ci ha fatto strada, a volte fra
il traffico, praticamente da Arcinazzo fino a Genazzano, e quella di un’ambulanza che vendendomi scendere
dalla bicicletta in prossimità di una siepe “vespasiano” si è immediatamente
avvicinata per rendersi conto della situazione.
Io, che sono abbastanza pudico, ho dovuto far loro cenno di
allontanarsi; si erano piantati lì sospettando il mio tracollo, ma in quel
preciso momento il problema era ben altro.
Non so dirvi delle docce all’arrivo, mi
sono sciacquato con l’acqua di una bottiglia, bollente dopo ore in auto
sotto il sole.
Ottimo ed abbondante il “pasta party” così come i ristori.
Buona anche la quantità e la qualità dei premi messi a disposizione
dell’organizzazione sia per coloro in classifica che
per i fortunati estratti a sorte.
Alla fine non sapevano più con quale giustificazione
distribuire anche piccoli regali come un semplice paio di soprascarpe o una
maglietta; tutto sommato un plauso, quindi ed un
probabile arrivederci.
Sono finalmente uscite su internet
le classifiche. Primo assoluto Stefanile
Carmine con 3h 34m e 30s, secondo a pari merito De Giuli
Marco. Già staccato di dodici minuti il terzo, Fioroni
Leandro, poi a seguire tutti gli altri.
E in nostro bel gruppetto di ciclisti
“macedonia”? Inutile sottolinearlo, noi siamo di tutt’altra stoffa, altro stile, un’altra categoria:
posizionati tutti a ridosso delle 5h, siamo nient’altro che “ciclisti d’altri tempi”, ma fintanto che mi diverto,
perlomeno a me, va bene così.
Lo
Scozzese