Appello ad un testone 

 

Ho pensato di scrivere questo pezzo, una volta venuto a conoscenza di un fatto che ha coinvolto un mio collega ciclista , compagno un tempo di innumerevoli e divertenti uscite e che adesso, per diverse ragioni, non frequento più spesso come prima. Nella vita spesso le strade si dividono.

L’avvenimento di cui parlo e del quale solo recentemente ho avuto notizia, è che lui ha subito una caduta la cui dinamica m’è sconosciuta; so soltanto che, come risultato, gli hanno messo ben cinque punti in testa.

Questa volta, contrariamente al solito, mi piacerebbe davvero che il protagonista di questo articoletto, se mi legge, e ne sono sicuro, si riconoscesse bene, perché questo che sto scrivendo è un appello rivolto soprattutto nei suoi confronti. Esso si aggiunge ai numerosi già fatti al suo indirizzo che però, evidentemente, non hanno avuto alcun esito. Veramente un testone.

Tanto perché sia chiaro per lui e per tutti di chi sto parlando dirò che non fa parte di nessun gruppo sportivo in particolare e lo avete visto sicuramente scorazzare avanti ed indietro per la riviera soprattutto in inverno, provocando spesso lo scompiglio, all’interno dei gruppi che incontra, con degli allunghi studiati ad arte. All’eterna ricerca di compagnie femminili delle quali, amichevolmente si bea, è uno dalla battuta pronta ed arguta, con una forte inflessione dialettale barese.

Oltre a ciò, il nostro, è anche uno degli “irriducibili” che ancora pensano di poter impunemente sfidare la sorte uscendo senza casco; sempre!

Adesso cerca di ascoltare bene amico mio e ragiona. Anche voi, carissimi colleghi che mi state leggendo, soprattutto coloro che pensano che il casco debba essere usato solo in particolari occasioni: soltanto in gara magari.

Guarda…me la sono vista veramente brutta. Meno male che avevo il casco!”

“Un pompiere che era presente e l’ha soccorso ha detto che, secondo lui, se avesse avuto il casco si sarebbe probabilmente salvato”.

Queste due frasi hanno un comune oggetto: il casco. Fra le due però c’è una sostanziale differenza: la prima è proferita direttamente dalla protagonista dell’accaduto, viva e vegeta, ringraziando Iddio,  ma la seconda purtroppo, è riportata da terza persona che conosceva…la vittima.

Entrambe si riferiscono a due fatti realmente accaduti: protagonista del primo è una nostra comune e cara amica, del secondo, un nostro collega di Nettuno che purtroppo non c’è più: l’abbiamo perso su una strada, maledetta come moltissime altre, nei pressi di Giulianello.

Vabbè, ho capito…non vi toccate! Lo so che è un argomento scomodo e spiacevole. Dobbiamo considerare però che siamo sottoposti al rischio della strada, oggi onnipresente, anche mentre pratichiamo il nostro sport, e, nostro malgrado, queste cose sono all’ordine del giorno. Siamo sempre di più.
Un altro caso emblematico. Un appartenente il mio gruppo sportivo, qualche tempo fa viaggiava in bici tranquillamente nei pressi di Lanuvio. All’altezza di una famosa cantina locale, mentre stava affrontando una curva, è stato violentemente tamponato da un’auto la cui conducente, per ragioni ancora non bene accertate, non l’ha visto. Risultato, un volo col quale il malcapitato ha carambolato su cofano, tettuccio e posteriore dell’auto, fino a rovinare a terra violentemente battendo, oltre al resto, anche il capo.

L’esito è stato una serie di escoriazioni, contusioni varie, risentimento muscolare e, importante, un trauma cranico dal quale però si è prontamente ripreso.

Lui è uno che indossa regolarmente il casco; ne ha addirittura uno diverso secondo l’abbigliamento usato. Un cultore. Il casco che indossava quel giorno, io l’ho visto; non ve lo voglio descrivere, non ci riuscirei appieno, ma ve lo lascio immaginare: letteralmente a pezzi. La sua testa però no.

Un veloce accenno a due casi personali. Non osservate, per piacere, che mi metto sempre in mezzo.

Nettuno, via dei Frati. Una Fiat Tipo ferma ad un incrocio ed io che sopraggiungo veloce convinto del fatto che la conducente stia aspettando il mio passaggio. Invece, proprio mentre sto passando, lei innesta la marcia e mi taglia la strada. Frenata disperata da parte mia, la bici si mette di traverso ed io vado a sbattere violentemente, oltre al resto, il capo contro il montante del parabrezza. Giuro, una botta terribile!

Sermoneta, metà discesa che sto percorrendo con estremo gusto e divertimento, cantando come spesso è mio solito. Stringo con troppa sicurezza una curva ma noto poi un’auto che sale in senso contrario. Per allargarmi do un colpetto di freni deciso, ma la ruota posteriore perde aderenza ed in breve perdo il controllo della bicicletta. Carambola spettacolare in aria, triplo avvitamento raggruppato e carpiato ,alleprata” conseguente a terra e colpo di una certa violenza con la nuca. Meglio che al circo equestre.

Però sono qui a raccontarvelo. Fate voi le dovute considerazioni, e soprattutto tu che eri presente, amico mio.

Vedete? Non è necessario andare molto lontano, per scoprire accadimenti che hanno avuto un esito fausto grazie a questo accessorio, molto bello ed elegante oltre che indispensabile.

Sono anche convinto del fatto che, se considerate le vostre abituali compagnie, vi ricordereste o scoprireste qualcuno che potrebbe raccontarvi numerosi fatti analoghi.

Credo che non sia necessario aggiungere altro a questo punto; lasciate solo che io faccia il mio appello.

Amico mio metti la testa a posto. Mettila al suo posto. Mettila…nel casco!

                                                                                                          Lo Scozzese