E’ pressappoco nelle stesse
circostanze del ritrovamento della celeberrima statua chiamata “Fanciulla
d’Anzio” che è accaduto il fatto.
Se il rinvenimento di questa è stato infatti dovuto ad uno
smottamento della falesia col risultato di averla riportata alla luce
accidentalmente in una nicchia della cosiddetta Villa di Nerone, è stato allo
stesso modo che, il crollo a causa di una mareggiata di parte della struttura
dell’edificio definito Biblioteca di Diocleziano, situato nella stessa area, ha
ottenuto l’effetto di riportare alla luce due reperti a dir poco straordinari.
Il primo dei due è il calendario di età pre-cesariana
esposto in figura, inciso su una lastra di candido marmo statuario.
Ma è il secondo che ha provocato lo stupore più assoluto di
tutti gli studiosi convenuti a prendere atto del rinvenimento ed ad esprimere
la propria opinione sull’origine, sul fine e sul senso di quanto scoperto.
Un ritrovamento rivoluzionario, più importante di quello
delle leggi delle XII tavole, i prodromi di quello che diverrà in seguito il
corposo “Diritto Romano”, padre di tutta la legislazione civile e penale
moderna.
Tutti indistintamente sono rimasti interdetti ed
esterrefatti, i menti cadenti e la bocca spalancata a documentare uno stupore
senza eguali. Uno solo con un filo di voce ha commentato: “Signori miei, qui
tutta la storia conosciuta deve essere riscritta e riscritte debbono essere
anche tutte le nostre convinzioni maturate sino ad ora. I Romani, oltre ad
essere formidabili architetti, si rivelano anche incredibili ingegneri: erano
efficientissimi costruttori di strade che hanno valicato le soglie del
tempo ed avevano già inventato la
bicicletta per transitarvi!”
Veniamo al fatto. In un’urna di marmo dotata di coperchio
superiore, sono state rinvenute delle tavolette cerate, perfettamente
conservate malgrado il tempo, sulla quali era riportato, in caratteri latini,
un testo che è inutile descrivere e commentare; si descrive e si commenta da
solo. Lo si riporta appresso integralmente.
DECALOGUS PEDALATORIUS
Praefactio
Haec sunt quindecim praescriptiones senatoriae ad
biciclum utilizandum
I.
Pedalatio mactutina MAGIS eccitat quam caffeina
II.
Pedalatio meridiana abitudo bona et sana
III.
Pedalatio vespertina ullo frigore sopraffina
IV.
Pedalatio verno pleno Burgus Grappa
sine freno (!!!???)
V.
Pedalatio in primavera quae laetitia magna et vera
VI.
Pedalatio in aestate pasta adsciucta et pedalatae
VII.
Pedalatio cum pluviat quero si aliquid me pagat
VIII.
Pedalatio in salita quam in alto tam gradita
IX.
Pedalatio in salita erta scollinatio semper incaerta
X.
Pedalatio in descesa gaudium magnum pro persona obesa
XI.
Pedalatio panza plena regressio facet semper saerena
XII.
Pedalatio cum fidanza salvat quoque mal de panza
XIII.
Pedalatio cum mugliera curat ulcera et dentiaera
XIV.
Praeferenda est gamba vota quam suffere succhiarota
XV.
Gamba lignea, agilitate. gAMBA MOSCIA PEDALATae
Post
scriptum
Nolite vantare descensam magna cum velocitate,
anguriae quoque praecipitant
Lo
Scozzese (Da uno spunto del Veloclub 39X26 di Roma)