Alimentarsi bene, dalla teoria alla pratica
LA TEORIA
Ogni attività fisica, soprattutto
quando intensa e prolungata, porta ad un notevole dispendio calorico.
Il ciclismo, sport per sua stessa natura dai ritmi molto
accentuati ed estesi in un arco di tempo considerevole,
è da considerarsi una delle attività che più comportano una grandissima spesa
energetica.
Ciò è ancor vero anche per quanto concerne il ciclismo
amatoriale, dove, in qualche caso, vedi ad esempio le cosiddette “randonnées”, il chilometraggio e quindi le ore di attività fisica spese a cavallo di una bicicletta,
arrivano a superare di gran lunga anche quanto accade in campo
professionistico.
S’è calcolato che un ciclista amatoriale tipo, nel corso di
un’uscita ad andatura non particolarmente sostenuta arrivi a consumare,
mediamente, dalle 400 alle 600 calorie per ora. Nelle circa quattro ore
normalmente occupate da un’uscita quindi, consumerà quasi quanto l’equivalente
di ciò che spende un soggetto sedentario nell’arco di tutta la giornata.
Non stiamo certamente qui a tediarvi con le solite
considerazioni, delle quali la letteratura è già piena, su come si
metabolizzano zuccheri, grassi e proteine e sull’importanza dell’uno rispetto a
quella dell’altro, diciamo soltanto che dobbiamo essere tutti convinti di come
sia importante reintegrare subito, già a partire dalla seconda ora d’uscita, le
sostanze che sono state consumate con l’attività fisica.
La mancanza di un’adeguata alimentazione, ad esempio nel
corso di una granfondo, può portare rapidamente ad
una crisi irreversibile: le gambe di botto diventano inspiegabilmente pesanti e
rigide e l’avanzamento, soprattutto in salita, diventa penoso e sempre più
debilitante.
La maggior parte dei ciclisti però questo lo sa e cerca di
porvi rimedio con sistemi e risorse diverse.
LA PRATICA
Nella pratica, i metodi per contrastare la cosiddetta “crisi
da fame”, vanno suddivisi in almeno due categorie: i metodi invernali e quelli
primaverili ed estivi. Descriveremo in questa sede quelli più classici e
conosciuti.
Il metodo invernale più conosciuto è quello
detto anche “del supermercato”, nel senso che il ciclista porta direttamente
con se, in una o più delle capaci tasche del giubbino,
cibarie varie fra le quali si riconoscono: biscotti integrali, frutta secca con
guscio e non (pistacchi, noccioline, susine, albicocche, uva sultanina), o più
comode barrette con frutta e cereali; regina la banana, di vario calibro e
curvatura. Tutti prodotti questi di elevata
reperibilità nei supermercati, appunto, e di relativo basso costo contro uno
spiccato indice di apporto calorico e nutrizionale.
Sconsigliamo caldamente l’abitudine di alcuni,
dettata da una falsa convinzione, di trangugiare caffè e cornetto a circa metà
percorso: sono indiscutibilmente indigesti.
Passiamo ai metodi primaverili ed estivi.
Nel corso del periodo primaverile uno dei metodi migliori e
di provata efficacia utilizzati è il metodo del “corano”, dove con “corano” non
si vuol fare riferimento ad un qualche sistema di origine
arabo/mussulmana, bensì al fatto da esso si estrinseca preferibilmente in quel
di Cori, ridente paese sulle pendici dei Monti Lepini. Esso è caratterizzato dalla visita alla
cantina di certo Tommaso, corano appunto, pane e prosciutto oppure fragrante
porchetta al seguito, da trangugiare, pena la scarsa
efficacia, assolutamente senza fretta ed in allegria, accompagnati, meglio, da
un bicchiere di quello buono nero o bianco ma senza esagerare. Ci sono da
considerare le ovvie necessità di equilibrio che il
mezzo utilizzato per far rientro alla propria dimora impone.
Parliamo ora del periodo estivo, premettendo che è assai
importante assumere, insieme al resto, anche abbondanti dosi di liquidi e di
sali minerali, per contrastare, non tanto la fame, quanto la sopravvenienza di
dolorosissimi crampi muscolari favoriti dall’intensa sudorazione.
Tipico del periodo estivo perciò, un cambio di dieta e
di…indirizzo; occorre assumere, come già detto, sali minerali e,
contemporaneamente, zuccheri di facile digeribilità che non innalzino
però il tasso glicemico; fra tutti eccezionale il fruttosio.
Presto detto, stessa la natura ma variabile secondo il mese
la metodologia: così ad esempio maggio è il mese delle ciliegie di Maenza, giugno quello delle prugne della “Ninfina” e delle albicocche di Doganella,
luglio è quello dei fichi di Norma e Sermoneta,
mentre è ancora Norma che ad agosto regala i fichi d’india, da trattare però
con molta attenzione a causa delle innumerevoli spine. Eccezionali
a Cori le more del tratto di strada che conduce al paese da Norma attraverso il
“belvedere”, grossissime e succose. A settembre infine, il ciclista sa
che è possibile reperire un po’ dovunque, squisita e
zuccherina uva, rinfrescante e tonificante come nient’altro. Qualcuno sostiene
di aver provato crude anche le castagne di Bassiano, ricavandone però, più che
sali minerali e zuccheri semplici, abbondanti carboidrati e proteine, dovute,
quest’ultime, alla presenza di colonie di turgidi e ben pasciuti inquilini: i
vermi. Da sconsigliare.
Non solamente i fichi d’india ma anche tutte le altre
cibarie in questione vanno trattate con una certa circospezione. Nelle
vicinanze infatti, normalmente si aggira il padrone e
cani a bizzeffe.
A tale proposito vorremmo riportare qui, ad esempio, un
tipico scambio verbale raccolto nella zona di Sermoneta
fra una decina di ciclisti indaffarati intorno a due piante di fico ed il
legittimo proprietario: “Oh!…Mammò!...ma
che nu lo tèo gliò padrone ‘scte fìcora?” (Ehi! Ragazzi..ma
non l’hanno mica il padrone questi fichi? N.d.t.). “Ehm…beh…no…stavamo solo ad assaggià!”. “Sò ccapito!... Uno dòa vabbè, ma lòco
séte ‘na decina! Ve sctéte a finì tutte le fìcora mèe! Nun se sctào
a perdì!” (Ho capito…uno o due va bene, ma
lì siete una decina! Ve li state mangiando tutti i miei fichi! Non sono mica
abbandonati! N.d.t.).. “No…è che volevamo vedè se erano pronti e se li potevi còje”,
fa quello più spiritoso ed incosciente.
Per il povero villico quest’ultima frase evidentemente deve
aver suonato come una presa in giro tanto che comincia ad avanzare minaccioso
brandendo la zappa; al che uno dei ciclisti rincara la dose e, per fare
impressione, tira fuori qualcosa che suona un po’ come il “lei non sa chi sono io” e dice:”Guardi…sa…noi
siamo dell’Associazione Ciclistica XYZ, stavamo facendo il “Giro d’Italia” e
proprio qua hanno messo un ristoro”.
“Aécco nu
‘sctà nisciuno ristoro…e chescta vosctra n’è ‘Ssociazione ‘clisctica è ‘Ssociazione
a delinquere ma però!” (Qui non cè
alcun ristoro e la vostra non è Ass.Ciclistica, bensì
Ass.a delinquere! N.d.t.)
Mica fesso il villico! Non gli si
può dar torto.
Lo Scozzese